Se la Toscana, per antonomasia, è il brand locomotiva del vino italiano nel mondo, Siena è lo scrigno d’eccellenza che racchiude il top dell’enologia che tutti vogliono sorseggiare. E molti dicono che Siena può esser definita una delle capitali italiane del vino, visto che, con le sue cinque DOCG, è il baricentro della grande produzione vitivinicola Toscana, una tra le regioni più vocate d’Europa. Così il meglio del vino italiano ha deciso di radunarsi a Siena. Finalmente.
Per questo da due anni la città del Palio ospita giustamente l’evento “Wine&Siena”, firmato dagli ideatori del celebre “Merano Wine Festival”, dedicato alla promozione e valorizzazione delle eccellenze vitivinicole e culinarie dei molteplici terroir della Penisola con l’obiettivo di divenire appuntamento annuale di richiamo internazionale per il mercato e gli appassionati.
L’evento ha avuto luogo in locations di grande rilievo per la storia della città, che ha aperto i propri “salotti buoni” con oltre 200 produttori selezionati e circa 600 etichette in degustazione: così è stato possibile degustare ammirando l’arte trecentesca nella più medievale delle città italiane nelle sale del Museo Civico nel Palazzo Comunale, nel salone della feste del Grand Hotel Continental oppure nelle storiche sale di Rocca Salimbeni, sede centrale del Monte dei Paschi di Siena e in quelle di Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Monte dei Paschi di Siena o ancora nell’Aula Magna del Rettorato di una delle più antiche università europee, attiva già nel 1240, trasformato per l’occasione in cittadella del food per i migliori artigiani del gusto.
“Abbiamo voluto Wine&Siena – afferma Helmuth Köcher, già padre del MeranoWineFestival – per promuovere e sostenere gli imprenditori di un settore che porta ricchezza e benessere al territorio, che contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente, che crea cultura e attrae appassionati di un turismo intelligente. Grazie alla sinergia con amministrazioni locali, associazioni di categoria e l’attenzione di chi aveva location di gran valore storico e artistico siamo riusciti a portare una selezione di grandi produttori di una bella fetta d’Italia nella patria della Vernaccia di San Gimignano, del Chianti Classico, del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano. E’ la dimostrazione che il vino è il motore dell’Italia e che Siena è la Bordeaux del nostro Paese”.
Successo dunque per la seconda edizione della manifestazione con oltre 2000 ingressi nella prima giornata e tanta affluenza anche nella seconda. L’edizione 2017 di Wine&Siena ha dedicato una giornata agli approfondimenti in collaborazione con l’Università degli studi di Siena: “Oggi il fatturato delle aziende italiane che producono vino sostenibile vale oltre 3 miliardi di euro, pari a circa un terzo del valore della produzione vitivinicola nazionale (valutato da Coldiretti di poco inferiore ai 10 miliardi di euro nel 2015) – dice Maria Pia Maraghini, professoressa associata di Economia aziendale – pur usando stime prudenziali, è possibile prevedere che il Pil del vino italiano continuerà a crescere nei prossimi anni più velocemente del Pil dell’agroalimentare, che pure è la locomotiva, in termini percentuali d’incremento, del Pil nazionale”. “In questo contesto – dice ancora la professoressa Maraghini – il vino sostenibile crescerà ancor di più con valori doppi rispetto alle aziende vitivinicole tradizionali. Abbiamo stimato che nel 2020 il Pil del vino italiano varrà complessivamente circa 12,1 miliardi di euro con un incremento complessivo, rispetto a oggi, di circa il 15%. Il Pil del vino sostenibile, invece, toccherà i 4 miliardi di euro con un incremento percentuale intorno al 30%. Sono valori prudenziali perché si stima che il tasso medio di crescita del fatturato delle imprese del mondo del vino italiano possa oscillare fra il +3% e il +5% all’anno. Mentre la c\rescita per le aziende coinvolte direttamente in specifiche reti orientate allo sviluppo sostenibile possa arrivare a valori fra +7% e +10% annui”. Successo anche per le masterclass con la degustazione di una vera e propria chicca: un Carmignano del 1931 della tenuta di Capezzana.