Santa Venere: i pionieri del vino biologico a Cirò, Calabria

Pubblicato il 28 marzo 2023

L’Azienda agricola biologica Santa Venere si estende per circa 150 ettari sulle colline dell’antica terra di Cirò, piccolo paese della Calabria in provincia di Crotone dalle antichissime origini, particolarmente significativo per la sua storia e cultura. Questo territorio, con le sue campagne pianeggianti verso il mare e le dolci colline, è zona ritenuta altamente pregiata per la coltura della vite e dell’ulivo.

Le terre fin dal 1600 sono di proprietà della famiglia Scala, da sempre dedita alla coltivazione della vite e dell’ulivo, ma nulla esisteva come complesso aziendale di quel che esiste oggi. Anticamente vi era solo la casa della famiglia Scala, con annesso un antico frantoio fatto di pesanti ruote di pietra (di cui ancora sono conservati gelosamente i resti) che giravano in tondo trainate dagli animali, sistema che consentiva la molitura delle olive.

Nei vigneti si producevano uve con lo scopo di fornire coloro i quali si occupavano della trasformazione. Nel 1960 a prendere le redini di questa attività è Federico Scala, nipote di Falcone Lucifero, ministro della Real Casa. Grazie a lui nacque il centro aziendale, staccato dal casale familiare, a cui diede il nome Santa Venere, dal nome del torrente che attraversa la proprietà. Federico era l’unico della famiglia a operare nell’azienda.

Successivamente, terminati gli studi universitari, venne affiancato dal figlio Giuseppe: insieme, e con grande determinazione, stabilirono di dare un nuovo e importante impulso all’attività, iniziando con la vinificazione e la scelta di operare in regime biologico. Per farlo, Federico e Giuseppe Scala scelgono un enologo di fama internazionale: Riccardo Cotarella, che li segue fino al 2016, seguito poi dal suo collaboratore di fiducia, Massimo Bartolini. L’idea, fin dall’inizio, è quella di puntare sui vitigni autoctoni per esaltare la propria terra, una svolta moderna ed efficace applicata anche all’immagine dei prodotti.

Dal 2012, venuto a mancare il padre Federico, è il figlio Giuseppe a occuparsi dell’azienda con lo stesso impegno e la stessa passione tramandata dal padre. Con Giuseppe continua e si potenzia il grande obiettivo di far sì che l’autoctono calabrese venga conosciuto e soprattutto apprezzato in tutto il mondo. Oggi Giuseppe può contare sull’attiva collaborazione del fratello più giovane, Francesco, che ha di recente terminato gli studi universitari. Nel futuro più lontano, saranno tutti i nipoti di Federico a proseguire la mission aziendale e a portare sempre più in alto il nome della famiglia.

MISSION

Il grande obiettivo di Santa Venere è di far sì che l’autoctono calabrese venga conosciuto e, soprattutto, apprezzato in tutto il mondo per esaltare la propria terra: questa è la caratteristica di competitività più importante dell’attività di Santa Venere, unita, naturalmente, alla grande qualità dei vini

SANTA VENERE IN NUMERI

Produzione annuale vino: 218.000 bottiglie

Fatturato 2022: 800.500 euro

+ 30 % rispetto al 2021

Export: 50 % sul totale della produzione

Paesi export: Germania, Svizzera, Francia, Belgio, Olanda, Norvegia, Romania, Irlanda, Inghilterra, Svezia, Russia, America, Corea del nord, Canada, Lussemburgo, Lituania, Finlandia, Paesi Bassi.

Canale di distribuzione in Italia: Horeca

Canale di distribuzione all’estero: Horeca

Dipendenti: 10 dipendenti di età compresa fra i 30 e i 50 anni

La prima annata ufficiale di produzione enologica è stata il 1999.

Il prezzo dei vini di Santa Venere si posiziona tra gli 8 e i 25 euro.

Nel 2022 Santa Venere ha investito 300mila euro per la costruzione di un’ala nuova della struttura destinata alla lavorazione del nostro metodo classico e per lo stoccaggio delle bottiglie, un’altra parte è destinata al frantoio aziendale.

Per il 2023 è in programma l’impianto di 5 nuovi ettari di vigneto su terreni già di proprietà, puntando sempre sui vitigni autoctoni che già Santa Venere valorizza, ovvero Guardavalle, Zibibbo e Marsigliana Nera.

I VIGNETI E LE PRATICHE GREEN

Santa Venere è un’azienda certificata biologica e ha scelto fin dal principio di seguire un metodo di coltivazione rigorosamente “naturale”: qui non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi, ma esclusivamente sostanze naturali. Ciò valorizza le risorse naturali del terreno, nel pieno rispetto delle caratteristiche del suolo e della biodiversità, e permette di ottenere prodotti di elevata qualità.

La certificazione Valoritalia impressa su ogni singola bottiglia dimostra il rispetto e la riuscita del continuo impegno nel mantenere questo sistema di coltivazione biologico di cui l’azienda è pioniera in Calabria.

I vigneti di proprietà si estendono per 30 ettari nel cuore di Cirò a 500 mt. dal mar Ionio, terra esposta al sole e ai venti, sono allevati a cordone speronato e ubicati nelle località denominate: Volta Grande, Vurgadà, Piana di Coletta, Sant’Angelo, Speziale.

I vigneti sono impiantati con sesto di circa 5.500 viti per ettaro. L’età media è di 6 anni per i nuovi vigneti, di 40 anni per i vigneti più antichi.

I terreni su cui sorgono le vigne Santa Venere è sono alluvionali di medio impasto o sendimentari con parti ciottolose.

Agronomo: Domenico Spataro

Enologo: Massimo Bartolini

TECNOLOGIA E VINIFICAZIONE

Nella cantina le moderne tecnologie, unite alla passione dei proprietari, assicurano ai vini un’eccellente qualità.

La vendemmia avviene totalmente a mano così come da centenaria tradizione, sempre attenti alla selezione di ogni grappolo.

Le uve appena raccolte sostano per 8/10 ore nella cella frigorifera per abbattere la temperatura e preservare le caratteristiche del prodotto, evitando ossidazioni. Durante la fermentazione, la temperatura viene costantemente controllata. La cantina è dotata di botti in legno della migliore qualità, selezionate in relazione al tipo di vino che devono contenere, allo scopo di esaltare al meglio le caratteristiche. Anche l’imbottigliamento viene eseguito con grande cura: le bottiglie vengono stoccate in gabbioni metallici e poste in ambiente termo-condizionato, per poi completare il loro affinamento in bottiglia, prima della etichettatura finale.