Premiata Fattoria di Castelvecchi si trova a Radda in Chianti, sui colli suggestivi del Chianti Classico, dove sorgono vigneti antichi e impervi, tra boschi di querce e uliveti. La cantina è situata a Castelvecchi, un borgo fortificato dell’XI secolo e una tra le località più storiche e incantevoli di tutto il territorio, oggi meta di turismo nazionale e internazionale.
Siamo all’interno dei settantamila ettari del Chianti Classico più storico, precisamente nel comune di Radda in Chianti, già menzionato e fissato nel bando del Granduca di Toscana del 1716, il primo documento legale nella storia che determina un’area di produzione enologica.
I vigneti di Premiata Fattoria Castelvecchi, insieme alle cantine secolari del castello medievale, costituiscono un vero e proprio patrimonio della viticoltura italiana, che testimonia la rara ricchezza e complessità enologica dell’area. Un metodo fondato su vinificazioni micro-parcellizzate, capaci di rispecchiare il mosaico viticolo di Castelvecchi, conferendo al tempo stesso ai vini grande longevità e potenziale evolutivo.
I vigneti
I vigneti di Premiata Fattoria di Castelvecchi sono posizionati a un’altitudine tra 500 e 600 metri slm con condizioni ambientali e climatiche che donano ricchezza e complessità alle uve, vendemmiate a mano e divise in 11 cru, in modo da esaltare l’unicità di ogni appezzamento. Il momento della vendemmia coincide con la seconda metà di ottobre, quando si raggiunge la maturità ottimale delle uve.
L’ambiente del vigneto combina la benefica esposizione solare, che varia localmente con il movimento delle colline ad un suolo composto da macigno del Chianti, galestro e alberese. L’elevata altitudine dei vigneti dona escursioni termiche perfette tra il giorno e la notte durante la maturazione delle uve di Sangiovese, contribuendo a conferire quell’acidità e quel carattere che sono le note distintive del miglior Chianti Classico.
A questi fattori naturali, si aggiunge l’età dei vigneti: i vigneti più antichi di Premiata Fattoria di Castelvecchi hanno un’età superiore ai cinquant’anni, i rimanenti derivano da selezioni massali effettuate all’interno dei vigneti più antichi. Questo determina una grande biodiversità distribuita su 22 ettari, con 11 cru dai nomi evocativi e medievali: Le Madri, Vivaio, Ciliegio, Giardino, Sorbo, Poggione, Maggio, Ontani, Madonnino, Corto, Colle Petroso.
Si tratta di un autentico patrimonio della viticoltura italiana, valorizzato attraverso un attento approccio plant to plant, che unisce i metodi di monitoraggio e ricerca condotti in collaborazione con ricercatori ed esperti dell’Università di Milano, sotto il coordinamento del prof. Leonardo Valenti, alla valorizzazione di una “viticoltura a regola d’arte” da sempre praticata in questo territorio.
La filosofia produttiva: il miracolo di “Vivaio” e “Le Madri”
Premiata Fattoria di Castelvecchi ha rinvenuto e catalogato diversi cloni di Sangiovese, da secoli coltivati in queste colline. Ne è derivato il vigneto Vivaio, una vera e propria biblioteca del Sangiovese di Castelvecchi: un piccolo appezzamento dedicato alla propagazione e alla tutela di tutto il materiale raccolto, per studiare e preservare la variabilità clonale del Sangiovese.
Gli enologi e i tecnici della Premiata Fattoria di Castelvecchi hanno inoltre recuperato l’inestimabile patrimonio genetico del vecchio vigneto denominato Le Madri. Un vigneto a forma di cuore con le vigne più antiche e qualitative di Castelvecchi, di oltre 50 anni, da cui derivano i cloni per le nuove vigne. Lo stesso spirito ha spinto l’azienda al restauro della vigna vecchia del Madonnino, con le sue viti antiche.
Le operazioni colturali (potatura, diradamento, vendemmia) sono effettuate esclusivamente a mano, nel rispetto dell’uva, della vigna e della natura e vengono applicate le ricerche più avanzate della viticoltura ragionata di Casa Paladin, per recuperare e valorizzare l’autenticità di questo territorio.
La Premiata Fattoria di Castelvecchi aderisce con le altre aziende di Casa Paladin a un progetto di Viticoltura Ragionata, il 4V Project.
4V PROJECT: Vite, Vino, Verde, Vita
L’ecosistema virtuoso vigneto-cantina
Il progetto 4V è un esempio di Viticoltura Ragionata, che concepisce la vigna come un ecosistema da gestire in modo attento, perseguendo pratiche colturali sostenibili e preservando la biodiversità del territorio, per garantire una produttività qualitativa, che tutela la salute del consumatore e dell’ambiente.
Viticoltura Ragionata significa porre il “sistema vigneto” al centro delle logiche qualitative e produttive, definendo le necessità di ogni singola pianta, che variano in funzione delle variazioni del suolo, del microclima e dello stato vegetativo. Ciò richiede sofisticati strumenti diagnostici, impiega innovative tecnologie di concimazione, presuppone un metodo di lavoro non aggressivo. Il lavoro in cantina è la naturale prosecuzione di quello in vigna, a cominciare dal rispetto dei tempi biologici, che impongono vendemmie differenziate. Inoltre, tecniche non invasive favoriscono il recupero e il risparmio energetico e sono sostenute dal controllo del prodotto in fase di trasformazione, per garantire l’assenza di residui fitosanitari e la qualità finale del vino.
Un circolo virtuoso, riassunto nelle 4“V” Vino, Vite, Verde, Vita e in 10 principi:
- Bilancio carbonico controllato – Monitoraggio dell’emissione di CO2 in atmosfera grazie ai progetti Ita.Ca® e Winezero, guidato dall’Università di Padova, che analizza quella assorbita dalle vigne tramite una capannina di misurazione, la prima installata in Europa in un vigneto.
- Viticoltura di precisione e mappe di vigoria – Per coltivare le varie zone con soluzioni sempre su misura, si utilizzano immagini aeree aggiornate, elaborando mappe di vigoria dei vigneti, il cui stato di salute e di crescita è monitorato anche da terra mediante i sensori adottati dal sistema agronomico MECS-VINE, in collaborazione con il progetto UE Life Vitisom.
- Concime organico a giuste dosi – Con il Progetto Life Vitisom si impiegano tecnologie a rateo variabile (VRT) per la concimazione organica del vigneto: il prodotto è dosato dal trattore con GPS, in base alle indicazioni delle mappe di vigoria.
- Rispetto e tutela della biodiversità – Il valore degli ecosistemi è oggi sostenuto dal Progetto BioPass, sempre nell’ambito di Life Vitisom, in collaborazione con lo Studio Agronomico Sata, per monitorare e valutare la biodiversità di flora e fauna nei suoli dei vigneti.
- Più prevenzione, meno chimica – Ogni pianta viene monitorata per individuare eventuali malattie funginee della pianta ed intervenire tempestivamente solo dove serve. Viene inoltre adottata la confusione sessuale.
- Vendemmia su misura – Viene effettuata la vendemmia parcellizzata, in base ai dati delle mappe di vigore e all’osservazione sul campo, viene svolta di notte, per garantire la massima preservazione di qualità e aromi primari dell’uva e sprecare meno energia per il raffreddamento del mosto.
- Meno ossigeno e meno solfiti – Dalla raccolta dell’uva all’affinamento, i processi avvengono in un sistema inertizzato, ovvero evitando il contatto con l’ossigeno, preservando così gli aromi primari e riducendo del 50% i solfiti antiossidanti rispetto al limite legale.
- Temperatura e qualità sotto controllo – La temperatura è modulata e controllata durante la fase di fermentazione.
- Residui fitosanitari prossimi a zero – Il protocollo di controllo dei residui derivanti dai trattamenti effettuati durante ogni vendemmia dimostra una presenza di tracce nei vini almeno 100 volte inferiore a quella attualmente imposta dal limite di legge.
- Risparmio e recupero energetico – La qualità di un prodotto dipende anche dall’efficienza del sistema produttivo, che deve garantire il minimo impatto ambientale e il massimo risparmio energetico.
Cantine a volta, tra le più antiche in Toscana
Le millenarie cantine a volta della Premiata Fattoria di Castelvecchi, già esistenti nel 1043, vantano l’importante primato di essere tra le più antiche ancora attive in Toscana: un luogo magico, che ha ospitato centinaia di vendemmie e dove maturano vini capaci di esprimere questa terra autentica, la sua storia e le sfumature ambientali coltivate in un prezioso mosaico viticolo. Qui, a una temperatura costante di 18 °C e con un perfetto microclima, matura un Chianti Classico che racchiude tutti i segreti di un’enologia secolare: lenta, minimale, non invasiva, attenta alla maturità fenolica delle uve.
Realizzate a volte, con sasso a faccia a vista e lastricate in pietra serena, le cantine sono illuminate da fioche luci di candele, che ammantano con pittoreschi chiaroscuri le grandi botti secolari in legno di castagno. Esteso per un migliaio di metri quadrati, questo ambiente si articola in sei locali: due per la vinificazione, tre per l’affinamento in botti e barrique di rovere, uno per l’accoglienza degli ospiti. Premiata Fattoria di Castelvecchi vi organizza visite e wine tasting in abbinamento a olio evo, pecorini e salumi toscani, oltre a proporre laboratori sensoriali ed esperienze in vigna.
Mille anni di storia
Borgo Castelvecchi ha origini nell’Alto Medioevo come Castello et curtis, posto a difesa del territorio e all’incrocio di importanti strade, già percorse da etruschi e romani. A ridosso dell’insediamento, sorge la Pieve di Santa Maria Novella dall’anno 1000. Nel 1043 il borgo è indicato come Novella judicaria fiorentina. Dopo il dominio dei vassalli del Castello di Monte Rinaldi, la località ottiene piena autonomia, subendo verso la fine del XIII secolo i violenti attacchi degli stessi signori di Monte Rinaldi, attratti dalle enormi ricchezze della Pieve di Santa Maria Novella.
Le prime testimonianze scritte, in cui il nome “Chianti” s’identifica con una zona di produzione vinicola ed è associato a un vino, sono proprio in questo periodo, nel XIV secolo, e si riferiscono alla Lega del Chianti (Liga et Societas de Chianti), organizzazione territoriale rappresentata dall’emblema con il gallo nero, costituita per regolare i rapporti amministrativi tra Firenze e i terzieri di Radda, Gaiole e Castellina. Il primo statuto della Lega risale al 1384 e stabilisce le norme civili e penali per i proprietari terrieri.
Conosciuto per un lungo periodo come Castela de la Pieve, nel XVIII secolo il borgo diventa proprietà del montalcinese Don Urbano de’ Vecchi, “sacerdote ed uomo di chiesa alle strette dipendenze del Vaticano”, cominciando a essere chiamato “Castel de’ Vecchi”. Nel 1444 è anche imposto un “disciplinare” ante litteram per la vendemmia, da praticarsi non prima della Festa di San Michele, il 29 settembre, in modo da ottenere “quel buon vino che si vende tanto bene”.
Come attestano le sue cantine millenarie, già allora era un importante centro di produzione vinicola. Nel 1774, quando viene soppressa la Lega del Chianti, Castelvecchi è già rinomato come una delle principali fattorie del Chianti: l’antica fortezza è ormai diventata azienda agricola.
Nel 1905 il proprietario Marchese Gutierrez de la Solana, Grande di Spagna e marito dell’ultima discendente della famiglia de’ Vecchi, riceve a Milano un importante riconoscimento per i suoi vini. In questi anni, la Premiata Fattoria si distingue per la capacità d’instaurare un rapporto diretto di fiducia con i propri clienti, accompagnando il proprio pregiato Chianti con la garanzia di qualità del produttore. Lo attesta una cartolina, sottoscritta sul retro dal Marchese, che veniva fornita ai rappresentanti per esportare il prodotto nel mondo con le credenziali della cantina:
“La fama che giustamente gode il Vino del Chianti, viene compromessa molto spesso dal poco scrupolo di molti speculatori, che si fanno lecito, sotto questo battesimo (Vino Chianti), di vendere qualunque tipo di Vino che loro capiti fra mano, e se pure qualche volta buono, non ha certo però nulla a che fare con quello; e quanto è giusta la reclame che si fa a questo vino, altrettanto gli è nociva per la stragrande produzione che gli si addebita per modo da fare dubitare che quel posto esista! È il sottoscritto a mantenere alta la forma del vero e genuino Vino del Chianti, si è deciso di farne la esportazione direttamente, garantendo di vendere il prodotto sincero e naturale a prezzi che possano fare la concorrenza ai tanti e diversi tipi di Vini Toscani che per quanto ben trattati, posseggono raramente il gusto gentile del Vero Chianti. Gratissimo ai suoi comandi. Distintamente la saluto - Abelardo Gutierrez de la Solana”
Con il nuovo millennio, la Premiata Fattoria di Castelvecchi passa sotto la conduzione della famiglia Paladin, realtà veneta emergente nel panorama vitivinicolo italiano e internazionale.
I vini
Chianti Classico “Capotondo” DOCG - Uve Sangiovese e Canaiolo. Macerazione di 25/25 giorni. Il vino è affinato in acciaio fino a marzo, per poi essere trasferito in botte grande. Il carattere di Capotondo discende dall’equilibrato dosaggio delle uve ed è interpretazione autentica del Chianti Classico secondo la Premiata Fattoria di Castelvecchi: equilibrio tra fragranza e morbidezza, tra frutto e struttura.
Chianti Classico Riserva “Lodolaio” DOCG – Viene ottenuto dalle uve di Sangiovese ricavate dalla selezione massale di viti di origine antichissima. Dopo una macerazione di 40 giorni, matura nell’antica Cantina di Castelvecchi in carati di rovere per 12 mesi, in un ambiente riscaldato per circa 60 giorni. Questo attiva la fermentazione malolattica, contribuisce ad ammorbidire i tannini ed eleva l’evoluzione del prodotto.
Chianti Classico Gran Selezione “Madonnino della Pieve” DOCG - Sangiovese in purezza del vigneto antico Madonnino, di fronte alla Pieve di Santa Maria Novella. Più passaggi vendemmiali conferiscono una complessità straordinaria a questo vino, prodotto solo nelle annate migliori e affinato per 42 mesi, di cui 24 in legno.
Solana Toscana IGP - Blend di Sangiovese, Merlot e Syrah, è un omaggio alla tradizione secolare di Castelvecchi: il suo nome ricorda lo storico proprietario della tenuta, il marchese Abelardo Gutierrez de la Solana.