Serata speciale che la cantina ha dedicato a un raccolto diverso dagli altri anni e alle molteplici espressioni d’eccellenza del territorio
“È giunto il tempo di riaccendere le stelle” disse una volta il poeta e scrittore francese Guillaume Apollinaire. Un verso tanto lirico quanto simbolico, da cui Pasqua Vini si è lasciata “ispirare” per celebrare la sua vendemmia 2020. La vite ha continuato a guidare la vita dalla cantina, perché nonostante l’interruzione del normale corso delle attività “umane”, il ciclo naturale della vigna non ha conosciuto pause.
Quella di quest’anno verrà ricordata come l’annata più fresca da 5 anni a questa parte, complice un inverno non rigido e una primavera regolare e poco piovosa. La fioritura è stata regolare e la vite ha allegato in maniera perfetta; in estate l’umidità relativamente bassa e il caldo hanno impedito a muffe e patogeni di aggredire le viti, garantendo la sanità delle uve, i cui grappoli hanno conservato colore e aromi intensi.
Una vendemmia che Pasqua ha celebrato con un appuntamento speciale, martedì 8 settembre, durante il quale l’eccellenza del territorio ha incontrato la magia della volta celeste.
La cantina, da 95 anni tra i principali produttori di vini autoctoni veneti e italiani di qualità e alfiere della Valpolicella nel mondo, per una sera ha trasferito una sala cinematografica tra i filari del vigneto di Monte Calvarina, dove nasce uno dei suoi Vini più iconici, il multivintage Hey French: You Could Have Made This But You Didn’t.
Se quella del cinema en plein air, declinato in modi diversi (dal classico drive-in fino al cinema in barca), è stata una delle tendenze più significative per rispettare il distanziamento sociale nella prima estate post Covid-19, Pasqua Vini ha voluto aggiungere la sua personale interpretazione, portando il pubblico presente dentro il “cuore” pulsante della sua attività, il vigneto.
“Crediamo che questa serata sia stata una bella occasione per far conoscere da vicino uno dei luoghi attorno cui ruota il nostro lavoro per 365 giorni all’anno, ammirare la grande bellezza del nostro territorio e insieme lanciare un messaggio d’amore verso la nostra città d’apparenza, Verona” ha spiegato il presidente Umberto Pasqua.
Il cielo e le colline circostanti hanno fatto da cornice alla proiezione della commedia “Si muore solo da vivi”, opera prima realizzata dal giovane regista scaligero Alberto Rizzi in collaborazione con K+ (casa di produzione anch’essa di base a Verona). La trama della pellicola – che vede protagonista un quarantenne cui un evento eccezionale cambia la vita e che, tra alti e bassi, trova il coraggio per rimettersi in gioco e cogliere una seconda chance nella vita – sembra in qualche modo sintetizzare l’approccio con cui vanno affrontate le sfide che questo 2020 ha fin adesso riservato. In enologia, come nella vita di tutti i giorni.
“La vendemmia 2020 è stata sicuramente diversa dalle altre” ha continuato l’amministratore delegato Riccardo Pasqua: “Da una parte, a tutti noi è stato richiesto un mutamento di passo e mentalità nella gestione del lavoro, non solo in vigna. Dall’altra, i cambiamenti climatici stanno trasformando il territorio, il che rende necessaria una sempre maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti per tutelare il delicato equilibrio del nostro pianeta. Ma le scommesse all’apparenza impossibili a noi di Pasqua sono sempre piaciute: dal nostro Amarone Mai Dire Mai fino all’irriverente Hey French, ci piace accettare le sfide che ci vengono poste. Un sentimento che ci accomuna a tutti i veronesi, che non si sono mai tirati indietro quando c’era da rimboccarsi le maniche”.