Risultati sorprendenti della dendrochirurgia: il 90% delle piante operate torna pienamente produttivo
Nasce il Vine Surgery Team certificato Simonit&Sirch, con squadre di pronto intervento che scendono in campo per salvare i vigneti dal mal d’esca, senza estirparli. Preparate ed equipaggiate in modo specifico, operano tempestivamente su richiesta delle aziende con interventi di dendrochirurgia, una tecnica letteralmente “chirurgica”, che i Vine Master Pruners hanno messo a punto in questi anni per contrastare appunto i deleteri effetti del mal d’esca, la più grave e diffusa malattia che colpisce i vigneti di tutto il mondo, e in particolar modo quelli europei.
“Banalizzando, si può paragonare il nostro intervento a quanto fa un dentista per curare una carie- spiega Marco Simonit – Utilizzando piccole motoseghe elettriche, apriamo il tronco ed esportiamo la parte intaccata dal mal d’esca. La pianta “disintossicata” dalla malattia, riacquista nel giro di poco tempo vigore, riprende a fruttificare e torna pienamente produttiva. Non ci sono prodotti efficaci per curare il mal d’esca, anche se si sta facendo molta ricerca in tal senso. Due sole le cose da fare: prevenzione con una corretta potatura e intervento chirurgico tempestivo non appena le piante iniziano a manifestare i primi sintomi.”
I risultati raggiunti in 10 anni di lavori e sperimentazioni in vigneti italiani, francesi e in varie importanti aree viticole del mondo sono sorprendenti: il 90% delle piante trattate è tornato pienamente produttivo. Un risultato di grande importanza, sia per la qualità dei vini che per la ricaduta economica. Infatti, estirpando le viti malate e sostituendole con nuove barbatelle, si crea nel vigneto una disparità della qualità delle uve che influisce ovviamente sulla qualità e quantità del vino: avere delle piante più longeve possibile è un’esigenza prioritaria per tutti i vignaioli, ma soprattutto per le più importanti Maisons internazionali, dato che garantisce la continuità qualitativa e la riconoscibilità dei loro grandi vini. La dendrochirurgia consente inoltre alle aziende notevolissimi risparmi, dato che si evita il costo del reimpianto (estirpo delle viti malate, scavo della buche, impianto delle barbatelle, allevamento) e si ovvia alla mancata produzione da parte delle nuove piante per almeno 6 anni.
Le prime prove di dendrochirurgia sono state fatte da Simonit&Sirch nel 2011 a Chateau Reynon nel bordolese, quindi da Schiopetto in Friuli e da Bellavista in Franciacorta. In 10 anni di lavoro e sperimentazione, sono state operate 15.000 piante di 12 varietà (Sauvignon blanc, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Sauvignon, Pinot nero, Riesling, Malvasia Istriana, Sangiovese, Gruener Veltiner, Carmenere, Malbec), in vigneti di 12 regioni viticole: Collio, Franciacorta, Montalcino, Champagne, Borgogna, Bordeaux, Mendoza, Kamptal, Steiermark, Pfalz, Istria e Maipo in Cile. Analizzando i dati raccolti – e validati anche dall’Università e dall’INRA Institut National de la Recherche Agronomique di Bordeaux – si evince che la dendrochirurgia rallenta la progressione di sintomi di mortalità delle piante infette e che, nonostante le piante operate mostrano un vigore e fertilità leggermente inferiore rispetto alle piante sane, la qualità delle uve è comparabile. Non è lo stesso per le piante infette non operate.
“A titolo di esempio – precisa Simonit – basti dire che in 6 anni (dal 2011 al 2017) il 90% delle piante della cultivar Sauvignon bianco operate in Friuli sono tornate produttive, e se prima del 2011 ne venivano sostituite a causa del mal d’Esca il 4,3% per ettaro, dopo il 2017 la percentuale è scesa allo 0,07% .”
“Tutto è nato anni fa, quando abbiamo pensato di sperimentare la dendrochirurgia, descritta da Ravaz e Lafon come praticata fin dall’antichità e applicata da Poussard alla fine del 1800 con risultati molto incoraggianti, ovvero 90-95% di ceppi risanati – conclude- Grazie all’interessamento del prof Denis Dubourdieu, già direttore dell’ISVV Istitut des Sciences de la vigne et du vin dell’Università di Bordeaux, prematuramente scomparso, l’abbiamo messa in pratica con strumenti moderni. Siamo stati i primi in assoluto a farlo, sia in Italia che all’estero. Siamo assolutamente soddisfatti di questi risultati, ma non ci fermeremo qui, perché il nostro è un lavoro sempre in progress. Stiamo verificando, ad esempio, quale è il miglior periodo dell’anno per intervenire, con quanta frequenza dobbiamo farlo, quante piante può operare al giorno una persona, per quanto tempo le piante che operiamo rimangono asintomatiche ed altri vari fattori.”