Uno dei Borghi più Belli d’Italia del Trentino, sotto le Pale di San Martino Mezzano di Primiero, il Paese-Museo en plein air fra monumentali cataste artistiche di legna, architetture contadine, affreschi, acque, orti. Se suoni la campanella che trovi su una sedia rossa, arriva un abitante del paese a farti da cicerone!
Paese-Museo en plein air, Mezzano di Primiero (fra i Borghi più Belli d’Italia del Trentino) rivendica fiero il suo passato rurale e manda in scena uno spettacolo tutto suo, di quelli che incantano nella loro disarmante semplicità. Il passato altrove dimenticato non si limita a sopravvivere, ma è vivo, si fa presente, si mette in mostra e viene condiviso con i visitatori che sono accolti con il cuore. Rimasto tenacemente aggrappato alle sue radici, alle sue architetture, alle tradizioni di un popolo fiero, fortificato dalla vita dura di montagna, Mezzano ha trasformato in arte le tradizioni e in storie da raccontare i ricordi delle vite contadine di pochi decenni fa, all’apparenza così lontane, ma che fanno parte integrante della sua realtà odierna. Oggi Mezzano è l’angolo romantico e suggestivo del Primiero, un serbatoio di vita alpina, di cui si ripercorrono le tracce in ogni angolo nascosto, lungo i vicoli, nelle piazzette, all’ombra dei ballatoi in un vibrante museo all’aperto in cui si intrecciano architetture, dipinti murali, antiche iscrizioni, fontane e stoili (piccoli acquedotti in cunicoli pensati per condurre al coperto l’acqua dalle alture), orti e cataste artistiche di legna.
Mezzano Romantica
Un museo en plein air, senza ressa o code, che ciascuno può scoprire da solo passeggiando senza fretta, seguendo semplicemente le indicazioni molto intuitive dell’accattivante segnaletica con le scritte rosse in italiano e inglese sotto il logo di Mezzano Romantica, a ricordare che tutto qui si fa col cuore. Un totem dà il benvenuto ai visitatori, e li invita a scaricare gratuitamente l’App bilingue, chepuò essere scaricata on line anche prima di arrivare, in modo da prepararsi alla visita. Seguendo le frecce rosse, ci si imbatte via via in una serie di piccoli tesori d’arte e tradizione, contrassegnati da un cartello con un occhio. Avvicinandosi, si riceve un messaggio che avvisa di ascoltarne se si vuole la storia, oppure leggerla sullo smartphone.
La sedia rossa
Ma soprattutto bisogna cercare una semplice sedia rossa, che compare a sorpresa negli angoli più suggestivi del paese, e suonare la campanella appoggiata sul suo sedile. Al suo suono, arriva una persona che abita nei paraggi e che si mette a disposizione per dare informazioni, raccontare la storia di Mezzano e delle sue montagne, svelare curiosità e aneddoti, indicare dove poter trovare prodotti tipici e lavorazioni artigianali, dove poter dormire e mangiare, quali sentieri da percorrere per salire a malghe e rifugi, quali le attività sportive e quelle più adatte per i bambini… Sono anziani, ragazzi, donne, artigiani che, con l’autenticità e l’immediatezza che solo il racconto diretto sa dare, condividono con gli ospiti la propria vita e le proprie conoscenze, li consigliano come potrebbe fare un amico affinché possano godersi al meglio la loro permanenza a Mezzano, sia una visita di qualche ora, oppure un ritemprante periodo di vacanza. La sedia rossa si può trovare tutti i giorni dal 20 giugno a metà settembre (e poi durante i fine settimana), ad indicare che qualche abitante di Mezzano è a disposizione dei turisti per dare informazioni e condividere racconti. Così, semplicemente, come si fa quando si passa a casa di un amico senza preannunciarsi.
Cataste&Canzèi, quando le cataste di legna si fanno arte
Il percorso è punteggiato da una trentina di monumentali cataste artistiche di legna, Cataste&Canzei, che per la loro originalità hanno reso famoso anche all’estero questo piccolo borgo montano. Unica nel suo genere, la rassegna inanella stupefacenti e fantasiose cataste artistiche di legna, nate dalla tradizione della gente di montagna di accatastare in bell’ordine la scorta di legname per l’inverno. Ed ecco così la fisarmonica in tensione che pare una stella, la clessidra chiusa tra sole e luna a segnare il trascorrere del tempo, la grande parete che ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966, gli uomini intenti a tagliare l’albero, la catasta instabile che cede a un coreografico crollo… Ogni canzèl è un piccolo capolavoro di perizia e attenzione, nello spirito parsimonioso di chi abita i paesi di montagna, ma anche una vivida e cangiante tavolozza nelle calde tinte del legno che colora le vie di Mezzano, abbellite anche dalle cataste che le famiglie sistemano fuori dalle proprie case.
I tabià e le stalle
I caratteristici tabià (vecchi fienili in disuso, ora recuperati) narrano ancora il rito del filò, le storie narrate dagli anziani del paese nelle lunghe serata d’inverno. In particolare cinque sono stati recuperati a nuova vita. Il Tabià del Rico è un piccolo ma interessantissimo museo etnografico zeppo di oggetti che raccontano vita e lavori di un tempo, raccolti in tanti anni con amore e passione da Mary Orsingher e intitolato al padre Enrico. Il Tabià del Checo espone in moderne vetrine cubiche, che mescolano l’ambiente rustico con una raffinata soluzione moderna, le eccellenze di alcuni artigiani e produttori agroalimentari locali: Zeni scultori, Gianluigi Zeni, Artelér, Artistica legno GT, Macelleria Bonat, Bionoc’, La Rondine. Il Tabià de la Gema, situato in una delle più caratteristiche case del paese, viene utilizzato come teatro nelle serate di Mezzano Romantica. La Stalla dei Presepi (visitabile durante tutto l’anno) contiene una quindicina di presepi a diverso tema fra storico, classico, moderno, immaginario realizzati in vari anni dall’artista Mario Corona.
La Stalla “In nome de Iesu” contiene infine delle scene che raccontano la vita e la passione di Cristo realizzate anch’esse dall’artista Mario Corona. Il suo nome si ricollega alla frase che contadini e boscaioli pronunciavano un tempo all’inizio della giornata lavorativa, per mettere il loro lavoro nelle mani della protezione divina.
L’antica lisiera e i 250 orti
Un’altra piccola perla in cui ci si imbatte è la lisiera, l’unica in tutto il Trentino a essere tutelata dalla Soprintendenza. È la lisciaia, ovvero il locale dove si produceva la lisia (acqua in cui è stata fatta bollire cenere) per il bucato, spesso profumandola con bucce di limone. Il bucato era un lavoro lungo e faticoso, che le femene cominciavano già a sette o otto anni. Di questo, delle loro fatiche, delle chiacchiere, delle amicizie e delle contese che nascevano lì dentro racconta ancora romanticamente la lisiera. Amorevolmente restaurata con le sue tre calgere (caldaie di rame), ospita anche piccoli eventi: un luogo insomma di aggregazione così come lo era per le femene intente al bucato. Il verde entra deciso fra le antiche pietre del paese grazie ai suoi orti: se ne contano circa 250 fra Mezzano e frazioni, su circa 1.600 abitanti. Partiti da un’esigenza di produzione di cibo per la famiglia, rispettano fedelmente la tradizione trentina che tra le staccionate dell’orto sposa l’utile al dilettevole spartendo la terra tra ortaggi, fiori, odori, piante da frutto e viti rampicanti. Veri e propri orti-giardino, costituiscono tappa imprescindibile anche delle visite guidate per il borgo, organizzate questa estate per piccoli gruppi e su prenotazione in modo da garantire il distanziamento richiesto dalle normative.
Il ponte tibetano e gli abeti giganti
Mezzano non è bella solo tra le sue stradine e le sue architetture. È circondata da una natura forte e rigogliosa, che accoglie il quotidiano della gente di montagna e si fonde con esso. Ci sono tante piccole perle che circondano il paese, mete di passeggiate o pedalate in relax, alla scoperta dei romantici scorci di questo angolo del Primiero, di boschi, malghe, vette, seguendo sentieri di bassa e media quota ben battuti e segnalati. Ci sono luoghi che si godono meglio su due ruote come la pista ciclabile del Molaren, una passeggiata illuminata anche la sera con diverse soste per godersi il panorama in completo relax. Altri che conquistano i più avventurosi, come gli orridi di Val Noana, in uno dei quali si fa anche canoyng, o il ponte tibetano che fa da collegamento tra rifugi Caltena e Fonteghi. Altri che conquistano per l’assoluta bellezza dei boschi, come il Parco Naturale di Panveggio e il Sentiero degli Abeti Giganti in Val Noana, con i suoi alberi secolari che svettano fino a toccare i 50 metri ed hanno il diametro del tronco che può arrivare a misurare un metro di larghezza.