La radice etimologica della parola dessert arriva dal francese “desservir” (letteralmente “togliere il servizio”) con la quale si indicava lo sgombro di piatti, posaterie e attrezzature delle portate precedenti, fatto per servire l’ultima, definita perciò “dessert”. Il dolce, alla fine del percorso gastronomico, è quella parola zuccherosa e magica che sollecita il palato e allerta le papille gustative: insomma il coronamento della cena o del pranzo a tavola. Ad oggi, nell’immaginario collettivo il momento del dessert dopo pasto si sta slegando dal concetto primario di dolcezza, anzi diventa un “gioco di stile” per rappresentare tutta la creatività e il pensiero dello chef. Stefano Zanini, chef patron del ristorante MoS a Desenzano del Garda decide di posizionarsi in un’ottica di racconto e tradizione, senza mai dimenticare la sensazione ludica di provare/assaggiare/comporre il proprio dolce perfetto con vari elementi presenti sulla tavola: a chi piace il tocco di sapidità aggiungerà più capperi o chi preferirà la nota zuccherina accompagnerà il clafoutis con qualche cucchiaio in più di composta. Questo processo diventa un viaggio per il cliente che si sente al centro del gioco gastronomico. “La pasticceria non è solo creatività pura, ma anche tradizione… un momento accogliente di relax e comfort non per forza di ricerca spasmodica” afferma Stefano Zanini.
Nel suo immaginario fatto di storia e ricordi, e perché no anche di gusto personale, il dolce è concretamente una torta, una fetta biscottata con burro e marmellata, una crema inglese o un gelato. Nel menu si possono ritrovare il concetto di “abbondanza e comfort” derivante dal suo percorso lavorativo in Francia con la Tarte Tatin, signature dish che cambia allo scandire delle stagioni, o il Clafoutis, entrambi dolci classici ed eseguiti magistralmente e allo stesso tempo si ritrova il ricordo della sua esperienza in Sicilia con il Cannolo aperto e il Gelato condito.