A Rocca delle Macìe gli eventi straordinari della prima metà dell’anno sono stati accompagnati da una natura che, disinteressata totalmente delle vicende umane, anche se dall’uomo tenacemente accompagnata, ha fatto il suo corso. E ora se ne raccolgono i frutti.
I vigneti di Rocca delle Macìe sono stati interessati da piogge abbondanti in inverno tanto da creare una buona riserva idrica per le viti utilizzata già in primavera che, molto calda, le ha fatte risvegliare con qualche giorno di anticipo rispetto alla media degli anni passati. Ma le gelate tardive sono sempre in agguato, e non sono mancate in Toscana e a Castellina in Chianti, anche se non generalizzate e tutto sommato limitate. A inizio luglio è partita l’invaiatura, un periodo bellissimo per andare nei vigneti e godere della trasformazione dei colori dei grappoli che sfumano nelle diverse tonalità di rosso e di viola. È la dimostrazione del grande cambiamento in atto all’interno dell’acino: inizia la sintesi degli aromi e delle sostanze che daranno colore, profumo e gusto al vino. Operazione che fornirà molta più complessità al vino quanto maggiore sarà l’escursione termica, come è stata quella registrata in questa stagione. Giornate calde seguite da notti fresche hanno attivato lo sviluppo dei precursori che non sono stati disturbati dal caldo eccessivo dell’inizio di agosto, subito mitigato da piogge provvidenziali a inizio settembre. L’uva ha continuato senza problemi il proprio ciclo di maturazione. “Oggi i grappoli del sangiovese sono quasi tutti pronti per la raccolta -dice Sergio Zingarelli patron dell’azienda- e soprattutto quelli dei vigneti destinati ai vini di punta dell’azienda, i Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli e Riserva di Fizzano, il Sergioveto, il Sant’Alfonso, che vengono seguiti senza un attimo di sosta. I tempi della raccolta sono decisi in base all’esperienza e sensibilità del team di Rocca delle Macìe coadiuvato dall’enologo Lorenzo Landi: gli acini vengono assaggiati, analizzati, soppesati, e sarà il palato degli esperti a decidere il momento giusto per le selezioni vendemmiali”.
Il vino, risultato di una interazione tra la natura e la capacità sempre più evoluta dell’uomo di interpretarla, è una sorta di opera d’arte, un prodotto di per se non indispensabile alla vita materiale dell’uomo, ma soddisfazione di un piacere che passa attraverso tutti i sensi e produce emozioni. Per questo ogni momento nel vigneto, dal risveglio della vite alla raccolta dei suoi frutti, è “il momento”, è quel gesto, quella pennellata che contribuirà alla composizione finale del quadro.
Una tavolozza di gusto e profumi che nel sangiovese, uva di elezione dell’azienda Rocca delle Macìe e del suo patron, Sergio Zingarelli, ha delle caratteristiche di base che si possono ritrovare in tutti i vini che produce: i profumi del sangiovese afferiscono al grande gruppo dei frutti rossi e neri, soprattutto amarena, prugna e mora, con una componente floreale di viola e rosa. Col tempo e con l’invecchiamento arriveranno sensazioni di fiori secchi, pepe, torrefazione. Per arricchirsi poi di aromi balsamici, scorze d’arancia, menta, e ancora vaniglia, tabacco e liquirizia.
L’andamento climatico esalta queste caratteristiche perché agisce direttamente sull’acino: per questo ogni vignaiolo spera sempre nell’”ottima annata”. E la vendemmia 2020 a Rocca delle Macìe si può inserire in questa categoria.
L’uva poi, raccolta e portata in cantina, viene affidata alla cura dei cantinieri di Rocca, che con una materia prima a disposizione così curata, hanno l’importante compito di aiutarla a trasformarsi nei vini selezionati da ciascun vigneto, e quindi con un loro carattere già codificato che deve essere messo in condizione di esprimersi al meglio. E l’opera d’arte è pronta: il tempo farà il resto.