L’Associazione nazionale Streetfood ha lanciato l’appello al Governo, ora servono le misure.
Cibo di strada: il Coronavirus uccide anche il lavoro degli ambulanti, memoria storica di una cucina d’altri tempi.
Dipendenti non tutelati, imprese che rimettono gli eventi e i soldi investiti in materie prime all’indomani dell’inizio della stagione lavorativa e il DL “Cura Italia” sembra essersi dimenticato di questa categoria che rientra nell’annovero degli “ambulanti”. Massimiliano Ricciarini (presidente Streetfood): «Gli ambulanti del cibo non tutelati in questo momento drammatico, il reddito è sottozero visto che le spese continuano». Streetfood Italia è la prima realtà in Italia nata nel 2008 per diffondere la cultura del cibo di strada e ha dato opportunità di lavoro alle attività commerciali ambulanti del settore food che oggi chiede forme di tutela al Governo e parti sociali per poter sostenere il fermo lavoro.
L’Associazione Nazionale Streetfood ha scritto al Premier Conte e chiede aiuto a Governo e parti sociali per tutelare il settore del commercio ambulante, ma ancora nessuna risposta.
«Un evento di due o tre giorni vuol dire per noi operatori dai 6 ai 7 mila euro di incasso purtroppo in questo momento non è permessa la nostra attività e oltre a non incassare la scorta delle materie prime che abbiamo fatto a inizio stagione è ormai già da buttare; siamo ottimisti, ma guardiamo anche la realtà, tanti di noi non saranno in grado di sopravvivere se non si interviene con misure economiche di sostegno e per ora del nostro settore nessuno del Governo se ne occupa».La voce di Gioni e Pedro, due ragazzi che lavorano in stand a terra dove realizzano la Paella valenciana, anni di esperienza con sede a Padova. È una delle voci dei tanti operatori di strada, coloro che negli anni hanno colorato piazze e strade con il loro “street food”, il cibo di strada, e che con la crisi sono fermi al palo e non solo, ma non vedono prospettive ora che la stagione avrebbe avuto inizio. Loro sono una delle tante attività di cibo di strada che fanno riferimento a Streetfood Italia, l’associazione nazionale, la prima e unica, che da oltre dieci anni non solo organizza eventi (circa 30 ogni anno dal 2010) in giro per l’Italia e Oltralpe, ma che tutela loro come il consumatore con un disciplinare specifico. «Ci siamo fatti portavoce dei nostri associati, gli operatori di strada, giàscrivendo una lettera di richieste al Governo Conte – spiega il fondatore dell’associazione e presidente, Massimiliano Ricciarini – per ora però nessuna risposta e anzi, il decreto “Cura Italia” non sembra aver ascoltato la voce delle migliaia di imprese del settore che rischiano di non riaprire più alla fine della crisi e se muoiono, per chi guarda solo all’aspetto economico e sorvolano sulla crisi vissuta sulla loro pelle, sono tanti milioni di euro di introiti in meno per lo stato».
Le problematiche espresse dagli ambulanti di strada. «Ad oggi solo a marzo, rispetto al 2019, registro già un mancato incasso di circa 4.000 euro» diconoMonia e Giuseppe di “Mordicchio on the road”, un food truck con sede a Zibido San Giacomo (Mi). Ancora peggio la situazione per Sandro di “Peri peri Food Truck” (cucina di strada siciliana) con sede nel Bresciano «solo nel mese di marzo e aprile avrei fatto circa 15.000 euro con questa situazione sono a zero perché è tutto fermo, siamo bloccati e non possiamo fare niente». Sabrina e Patrizio di Black Angus food truck producono carne e arrosticini di Angus con base a Pescara. «Lo scorso anno (2019) ad oggi si cominciava già a lavorare con dei buoni eventi, che avremmo dovuto ripetere anche nel mese di marzo di quest’anno, ma che sono evidentemente saltati come salteranno i prossimi in calendario, la perdita non è solo relativa ai mancati incassi (considerando che solo con il mese di marzo abbiamo perso in termini economici dai 20.000 ai 30.000 euro di incassi) c’è da affrontare anche il discorso perdite di materie prime deperibili che erano già in approvvigionamento e l’unica controfferta è dall’INPS di 600 euro che sinceramente non credo possano essere la soluzione, perché una azienda piccola come la nostra, oltre alle spese che sostiene per i singoli eventi, ha degli altri costi fissi ( assicurazioni, affitto magazzini, manutenzione mezzi, elettricità ecc) oltre al fatto che gli oneri fiscali pare siano stati semplicemente rinviati di poco e non cancellati e/o dilazionati a termini medio lunghi, come si doveva auspicare in una situazione del genere».
Marco di Wonderfood Truck (Pinsa romana) con sede a Roma dice che «il crollo del nostro fatturato è del 100%: 50 mila euro al mese e un totale di 6 dipendenti fra laboratorio e truck. Ho fatto richiesta per la cassa integrazione per i ragazzi (dipendenti) perché solo in questi giorni la regione Lazio ha permesso il via alla pratica, spero questi soldi arrivino presto». Francesco e Roberto di Brother’s food truck (hamburger di Scottona e marchigiana – sede Napoli) con food truck su roulotte «siamo in grave difficoltà. Ad oggi registriamo una perdita di circa 4000 euro netti se mettiamo da carnevale ad oggi per non parlare delle spese di affitto di casa 500 e box per il caravan 100 euro mensili piu tutte le spese per luce, acqua, gas e cibo per le nostre famiglie».
Andrea di MAD For BBQ (Food Truck con prodotti cotti con Barbecue stile USA, Rimini e ristorante a Santarcangelo di Romagna) «La nostra attività al momento sta attraversando, come tante, un serio momento di difficoltà sia economica che finanziaria. Le attività previste dal mese di marzo sono state tutte soppresse per motivi che sappiamo e, venendo da alcuni mesi di inattività, si sentono fortemente sugli equilibri finanziari che avevamo. I dipendenti sono in cassa integrazione, i soci titolari non percepiscono indennità, i dipendenti stagionali non sono stati assunti. I danni che stiamo riportando, oltre che economici e finanziari, si ripercuotono anche sull’occupazione e sulle attività di natura ludico sociale che si stavano instaurando con i clienti. A nostra volta i fornitori che ci rifornivano abitualmente stanno di conseguenza vivendo quello che stiamo vivendo noi che a loro volta si ripercuotono sull’occupazione e sul tessuto economico di un territorio che colpisce oltre che localmente anche le necessità di welfare di un paese già al limite dell’equilibrio. Speriamo finisca presto e che arrivi un serio aiuto da parte del governo e dall’Europa, aiuti che, se non pensati seriamente con effetti efficaci ricadranno su quelle abitudini e servizi che fino a poco tempo fa davamo per assodati»
Franco de La Bombetta di Alberobello (Apecar con Bombette di Alberobello, Bari, Puglia) «In questo periodo sono a terra. Il 6 gennaio ho portato a casa nemmeno 1000 euro con tutto quello da pagare fatto in un evento a Roma, ho tolto qualcosa dovendo partire dall’evento Arezzo (evento Streetfood Italia Truxelection a Campo di Marte 6-7-8 Marzo) fino a Novara e avevo in programma la bellezza di 10 fiere a dir poco buone con media di incasso di 5-6 mila euro, ad ora con 0 euro in cassa questa è la mia situazione».