Castello di Ama riceve 100 punti da Antonio Galloni sull’autorevole guida Vinous per il lodato vino. L’Apparita 2016, che ha raggiunto un “livello stratosferico di finezza e classe.” Un riconoscimento che dimostra l’incredibile potenziale del territorio del Chianti Classico.
Il 22 agosto 2019, Antonio Galloni ha pubblicato il suo rapporto annuale sul Chianti Classico, scrivendo con tale vigore che il rispettato critico quasi fatica a contenere il suo entusiasmo: “Non ricordo l’ultima volta che sono stato così“ entusiasta del Chianti Classico e dei suoi vini,” è stata la frase che ha attirato un introduzione a quello che si sarebbe rivelato un resoconto memorabile del presente e del futuro di uno dei territori più famosi e amati della viticoltura italiana.
Dopo una visita approfondita in Azienda nel mese di luglio, la recensione del Castello di Ama è stata contrassegnata da una sola parola: eccezionale. La così detta “edizione memorabile” del 100% Merlot.
L’Apparita di Ama si è rivelata la più degna di nota, premiata con un punteggio senza precedenti di 100 punti è indicata come “[uno] dei vini più maestosi e visceralmente emozionanti che abbia mai assaggiato qui.” Parole preziose per una delle cantine più ammirate della denominazione; una storia di successo nelle mani della proprietaria Lorenza Sebasti e dell’enologo Marco Pallanti.
L’Apparita, in molti modi, racconta la storia della carriera di Pallanti. Arrivò ad Ama nel 1982, avendo la fortuna di aver come tutor il leggendario Patrick Leon all’epoca enologo in chief di Château Mouton Rothschild. In Leon, Pallanti trovò un mentore che seppe infondere un’infinita passione per il savoir-faire francese sia nei vigneti che in cantina.
Apparita è un nome che deriva dalla toponomastica del luogo, ad un’altitudine di quasi 500 metri, le preziose parcelle che alimentano questo vino si trovano nella parte più alta del vigneto Bellavista, da cui è possibile vedere nelle giornate limpide (o, come si dice in Toscana, “appare”) Siena. La zona si estende per poco meno di 3 ettari e fu innestato con clone 342 di Merlot tra il 1982 e il 1985 – i primi 3 anni di Marco Pallanti al Castello di Ama.
Appassionato di filosofia e fervido cultore di arte contemporanea, Pallanti è un guru unico nel suo genere. E uno degli enologi più rispettati del Chianti Classico, un territorio in cui non mancano i grandi talenti. Sui suoi primi 100 punteggi Pallanti dice:
“Quando è che un’opera d’arte può dirsi completa? Quando ogni nuova aggiunta modifica quell’armonia che la rende perfetta. Ogni altra cosa diventa troppo. Il vino è la personificazione di un sentimento. é soltanto amore e sensibilità: conoscenza convertita in passione. Per cui sono molto onorato che un giornalista tra i migliori al mondo ritenga che un mio vino abbia raggiunto quell’equilibrio perfetto che ricerco ogni anno ma che solo talvolta si realizza.”
L’Apparita è stata il primo Merlot in purezza della Toscana sin dalla prima annata, 1985: un cru coltivato su terreni argillosi e fermentato in acciaio inox e barrique, metà nuovo e metà di primo passaggio, per 15 mesi. Si potrebbe supporre che il rispetto di Marco per Bordeaux trovi un omaggio ne L’Apparita e come Van Gogh si può affermare: sogno i miei dipinti e poi dipingo i miei sogni. In questo caso si “vedono e si sentono” davvero nel bicchiere le leggendarie colline del Chianti Classico.