Cantina Teo Costa: i giardini dell’oro e dell’argento

Pubblicato il 8 luglio 2024

Due ori e due argenti al concorso mondiale di Bruxelles

Le vigne non sono forse degli splendidi giardini? Certo, necessitano del lavoro attento e rispettoso dell’uomo, ma poi indubbiamente diventano tali; con la loro profonda capacità di ammaliare il turista che li osserva.

Sono un piacere per gli occhi e per l’anima, angoli di pace e armonia, dispensatrici di frutti generosi dal valore naturale. Ritorna l’opera dell’uomo, che con quei frutti e la sua esperienza ne crea vini pregiati, a volte unici.

Gli acini e gli uomini si comprendono, si accettano; i primi mettono in atto la loro saggezza, la capacità di valutare l’essenziale e l’importante; i secondi donano la loro innata cortesia, la tolleranza, il senso di quel magico giardino.

Non è forse vero? O è solo una debolezza umana che strizza l’occhio alla poesia? Terra, viti, grappoli, uomini e donne, vini non sono parole da scrivere con enfasi ma storie secolari di famiglie che con il sudore e la caparbietà ottengono oggi soddisfazioni di cui esserne orgogliosi: De l’orgueil qui nous fait vivre come scriveva Émile Zola. Poiché di tutte le passioni umane è l’orgoglio quella che ci delizia di cose più disparate, dall’eroismo al produrre dei grandi vini.

Motivo per cui in questa giornata dal cielo terso e lucente come l’acciaio con immenso piacere segnalo che ben quattro vini della cantina Teo Costa sono stati di recente premiati al concorso mondiale di Bruxelles: ben due medaglie d’oro e due medaglie d’argento. Pura soddisfazione e perché no… sano orgoglio!

Per meglio identificare l’ormai celebre cantina Costa e i giardini dell’oro e dell’argento, è giusto ricordare che stiamo parlando di una realtà piemontese situata a Castellinaldo d’Alba (CN) nel cuore del patrimonio mondiale Unesco. I giardini, i vigneti chiaramente, sono dislocati su tre territori ad altissima vocazione enologica: Roero, Langhe e Monferrato. Gli ettari lavorati sono circa 90 e la produzione vinicola si contraddistingue con varie referenze. Vini come Arneis, Roero, Barbera, Dolcetto, Barolo, Barbaresco, Chardonnay, bollicine Metodo Classico Alta Langa realizzate con pinot nero e chardonnay. Metodi Martinotti come il Gaule Subalpine di arneis in purezza o il Moscato rosé spumante; passiti particolari come il Barbera passito e il Bianco passito; e altre chicche come il tipico incrocio floreale albarossa.

Oggi diciamo che la famiglia è giunta alla quinta generazione, ma è sempre difficile reperire negli archivi dei piccoli Comuni le tracce antecedenti delle persone: magari siamo già oltre la quinta… Di certo sappiamo che Antonio Costa, classe 1876, con i baffi bianchi e dal nome biblico Giobbe era il bisnonno di Roberto e Marco, i due fratelli che attualmente gestiscono la cantina. Dopo Giobbe ci fu nonno Teobaldo e poi papà Antonio e mamma Mariuccia, ed ora la “quinta” i figli di Roberto, ovvero Isabella, Viviana e Manuel.

Non voglio in questa occasione soffermarmi troppo sulla storia della cantina e sui tanti vini prodotti, a parte citare per dovere di cronaca che il loro mercato si suddivide in circa 65% nazionale e la rimanenza internazionale in oltre 20 paesi dei vari continenti. Ho invece piacere di evidenziare i quattro vini che a Bruxelles hanno ottenuto eccellenti risultati. Medaglia d’oro per il Roero di Costa in Costa 2021, un nebbiolo in purezza dal colore rubino intenso con unghia rosso vivo e dal sapore con sentori di lampone e ribes, delicata astringenza, piacevole retrogusto di spezie. Invecchia 18/24 mesi in botte e in bottiglia.

Medaglia d’oro per il Barbaresco Lancaia 2021, un rosso strutturato ed elegante di grande longevità; caldo, asciutto, vigoroso con nota vanigliata elegante e setosa, ottimo retrogusto con ricordo di ciliegia e ribes. Un vino che ha l’apice qualitativo intorno ai 3-4 anni e lo mantiene fino ad oltre i 10 anni.

Argento per il Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2020. Un vino particolare per la famiglia Costa e per il quale si dovrebbero scrivere pagine e pagine. Loro da molto tempo prestano attenzione alle colline di questo stupendo borgo medioevale: Castellinaldo, paesino di 900 anime che da sempre ha dimostrato grandi potenzialità ed eleganza con il vitigno barbera, infatti dal 1990 Roberto Costa, già presidente dell’Associazione che raggruppa tutti i viticoltori del paese, appoggia e caldeggia fortemente il particolare Barbera del suo paese. I numerosi premi internazionali ottenuti dalla cantina Teo Costa con questo vino di grande potenza ne sono la conferma.

Medaglia d’argento per il Ligabue 2022. Arriviamo al nebbiolo che si presenta sicuramente come il vitigno più aristocratico dell’intero panorama vitivinicolo piemontese. La coltivazione di quest’uva è forse quella che richiede la maggiore specializzazione, non a caso è la prima a sbocciare in primavera e l’ultima ad essere raccolta. Un vino dal profumo intenso, con frutto maturo e nota speziata di legno dolce; il sapore di corpo pieno, importante struttura e ottima persistenza.

Ori e argenti, orgoglio e soddisfazione, storia, tradizione e innovazione. La voglia di continuare a lavorare bene nel rispetto dei consumatori e della terra, il desiderio di tramandare ai giovani quelle passioni e quegli amori che sono la base della famiglia Costa. E poi, perché non scriverlo, questo piccolo lembo di Roero, il Comune di Castellinaldo, oggi fulcro internazionale del buon vino piemontese, solo qualche decennio fa non era annoverato tra gli splendidi giardini di oggi, c’è voluto lavoro, sacrificio, sudore e perseveranza. Ma oggi è oro e argento.

Ricordiamoci di ricordarlo.

www.teocosta.it

Fabrizio Salce