Una storia d’altri tempi? Sicuramente si, quella di Bonnie & Clyde: più recente quella di “Buoni & Clai”. Ma andiamo con ordine. Bonnie Parker e Clyde Barrow sono stati una coppia criminale molto attiva nei primi anni trenta negli Stati Uniti; furti, rapine, fughe dal carcere e via dicendo e negli anni 60 la loro più che una storia era quasi una leggenda. Ricordo che da bambino li si citava quasi come dei miti e si canticchiavano le canzonette a loro dedicate. La bionda affasciante Bonnie e il duro Clyde vennero uccisi dalla polizia il 23 maggio 1934 e la loro storia venne raccontata dal cinema e su molti libri.
Citando gli anni 60 ecco che entra in scena quella che ho simpaticamente definito “Buoni & Clai”. Passo al singolare perché è della Clai che vi parlo, il “Buoni” verrà di conseguenza. Clai è una cooperativa nata a Imola nel 1962, come il sottoscritto, da un gruppo di agricoltori e allevatori che si posero un obiettivo ben delineato: produrre salami non solo “Buoni” ma eccellenti.
Quegli uomini avevano la consapevolezza di essere bravi allevatori ed erano coscienti che allevando bene gli animali e trasformando con dedizioni le carni si poteva dare origine soltanto a prodotti di alta qualità dal gusto unico. Non solo, la cooperazione, di cui oggi il sistema gastronomico Italiano non può assolutamente farne a meno e deve mettere in atto, poteva e può tradursi nella condizione di fare conoscere il proprio lavoro al grande pubblico.
Sono volati i decenni dal lontano 62, io ne so qualcosa, ma a distanza di tre generazioni la filosofia Clai non è cambiata, i soci della cooperativa, uomini e donne, continuano nel loro percorso. Benessere e corretta alimentazione animale, carni esclusivamente italiane, attenzione per l’ambiente e un lavoro eseguito con cura e amore fanno sì che i prodotti siano sempre all’altezza di quell’eccellenza voluta e ottenuta già dai primi attimi di vita di attività.
Prodotti artigianali realizzati osservando regole severe su tutta la filiera che ha inizio nei campi e termina sulle tavole dei tanti consumatori. Carni nazionali che grazie alla bravura degli esperti norcini e alle più sofisticate attrezzature tecnologiche garantiscono gusti sopraffini e sicurezza alimentare. Ogni salame Clai racchiude al suo interno la storia e la passione di centinaia di persone che lavorano nel rispetto delle tradizioni e con il dovuto affetto verso la propria terra.
E’ stato un grande piacere trovarsi a Cibus 2021 proprio con alcuni di questi uomini, con il loro gradevole accento romagnolo e la bontà dei prodotti. Prodotti certo, perché Clai non significa solo salame ma un insieme di specialità che arricchiscono il loro paniere. Il salame Imola 1962, il salame Corallina, il Milano, l’Ungherese, il Napoli, il Campagnolo. E poi la Passita, salsiccia stagionata tipica romagnola, la pancetta, la spianata, i prosciutti Parma e San Daniele, il fiocco e la culatta, la mortadella, i ciccioli, lo speck e tanti altri tutti realizzati con i canoni della cooperativa.
Ma Cibus è stato anche un momento di divulgazione. Presso gli spazi fieristici Clai infatti giornalisti, politici, imprenditori e opinion leader si sono succeduti di fronte alle telecamere per parlare del futuro del mondo gastronomico del bel Paese. Esperienze e considerazioni per comprendere come dare valore al lavoro di milioni di addetti al comparto e ai sapori tipici italiani.
Comunicare per informare, un concetto fortemente voluto dalla cooperativa che ha predisposto un piccolo studio dove Vatinee Suvimol, avvocato, scrittrice e blogger specializzata in food, ha potuto tramite delle interviste ascoltare la voce di chi nel mondo del cibo ci lavora e divulga. Le interviste verranno postate sui canali social della Clai.
Una cooperativa che abbraccia le tradizioni con un forte respiro di futuro, che porta avanti una storia di ieri e di oggi, che propone piacevolezze per il palato e concetti lavorativi rivolti al domani guardando con positività e fiducia chi merita di essere valorizzato.
Fabrizio Salce