In genere i ricordi vengono stimolati da una canzone, un profumo, un sapore, per quanto mi riguarda c’è anche un’altra componete: le parole. Oggi mi piacerebbe scrivere qualche riga su 3 vini di un territorio la cui sola menzione mi porta con affetto al passato fanciullesco. Può apparire strano, e forse ne è complice l’età che avanza, ma ogni volta che sento nominare Monferrato ritorno immediatamente bambino. Eppure ci sono stato tantissime volte negli anni a venire, sia per motivi di lavoro che per momenti di vita privata ma Monferrato è per me un ricordo indelebile ben circoscritto nelle pagine del mio passato. Prima di parlarvi dei vini vi rubo qualche attimo e vi racconto…
Erano gli anni delle scuole medie e in quelle giornate pomeridiane frequentavo l’oratorio Don Bosco nel quartiere Crocetta a Torino. Era ed è ancora un complesso molto grande e ampi erano gli spazi per i ragazzi. Si facevano i compiti di scuola e si giocava, si andava a messa la domenica mattina e venivano organizzati i tornei: calcio, ping pong, calcio balilla e tanto altro. Durante la stagione estiva i Salesiani, l’Ordine Religioso del complesso, organizzavano per i ragazzi le gite fuori porta e una delle mete di fine settembre era il piccolo paese di Lu Monferrato paese d’origine di uno dei Sacerdoti. La ricordo con grande piacere quella scampagnata perché ci portavano nei prati a giocare e per noi ragazzini di città non era per niente male mentre i ragazzi più grandi, quelli delle scuole superiori, davano una mano a vendemmiare ai padroni della cascina che ci ospitava. All’ora di pranzo c’erano per noi due grandi bauli stracolmi di panini potete immaginare che festa. Ricordi di un tempo andato che ritrovo in quel termine Monferrato diventato nel frattempo patrimonio mondiale dell’umanità e che continua a stupirmi adesso da adulto proprio per i suoi ottimi vini.
Tre vini e una storia; un progetto nato nel 2010 a cui fanno capo Simonetta Ghia suo marito Enrico e i cognati Stefano e Massimo Bonzano: vi parlo della Bonzano Vini. Ci troviamo chiaramente nel Monferrato, affascinante lembo di terra piemontese, non lontani da Casale Monferrato nel Comune di Rosignano. Qui celebri sono le antiche grotte scavate nella pietra dal contado, gli infernot, usate un tempo per conservare qualsiasi alimento e utilizzate ancora oggi per lasciare riposare i vini. Il progetto è stato concepito sin dall’inizio con l’impianto dei vigneti sui terreni circostanti l’antica casa di famiglia “La Mandoletta”, famiglia che da sempre si occupa della coltivazione e trasformazione della pianta del pioppo. Pioppo ma anche tanta passione per la viticoltura e per il proprio territorio di origine. A dare ulteriore forza al progetto un nome prestigioso di un enologo di fama internazionale: Donato Lanati. Un amico per la famiglia della Bonzano Vini che opera da consulente in vigna e in cantina. A Rosignano si lavora nel rispetto ambientale con una agricoltura sostenibile puntando alla coltivazione biologica. 20 ettari di vigneto la cui uva prodotta viene raccolta in piccole cassette per garantirne la qualità all’arrivo in cantina e la prima pigiatura viene effettuata dopo il raffreddamento delle uve stesse al fine di garantirne profumi e conservazione. Attualmente la Bonzano Vini produce 8 etichette e proprio quest’anno sono state imbottigliate 2 riserve dedicato al nonno, Bruno Bonzano, e maturate in botti e barrique. Una Barbera Monferrato DOCG e un Monferrato Bianco denominato Geneviève in ricordo di un signora vissuta nell’800 nel casa di famiglia.
Io ho degustato con piacere un bianco chiamato, Armognan, prodotto da uve Chardonnay, Arneis e Sauvignon; il nome in lingua piemontese significa albicocca quel frutto che si ritrova nei profumi del vino mentre in bocca è decisamente fresco ed elegante, ideale per essere abbinato a piatti di mare e al sushi. Sono poi passato ad una Barbera, al femminile come tradizione pretende, dal nome che significa esuberante: Gajard. E’ un Monferrato DOC che fa solo acciaio. Piacevole, fresco, di ottima beva. E infine ho assaporato Hostaria. E’ un vino dal nome che ricorda lo stare insieme in modo conviviale, quello stare insieme che tutti in questi giorni ci auspichiamo di potere rivivere presto: Hostaria è un assemblaggio di uve Pinot Nero e Barbera, ha un bellissimo colore rosso rubino e bocca è corposo e presente ed elegante allo stesso tempo il sapore impreziosito da note di frutti rossi. Di Hostaria è interessante il concetto di come un vitigno internazionale, piantato in un vigneto del Monferrato, diventi l’interpretazione locale del vitigno stesso. Degli altri vini della cantina ci sarà sicuramente modo di parlarne in un altro momento.
Ringrazio Simonetta per avermi fatto degustare dei buoni prodotti, decisamente interessanti, per avermi reso partecipe di un progetto ambizioso dal grande valore territoriale, storico e culturale. E poi anche un grazie per avermi fatto tornare ancora bambino con i prati, le vigne e i panini di Lu. In fondo un buon vino non è forse più buono se bevuto con gioia? Cercateli anche voi direttamente sul sito aziendale.
Fabrizio Salce