Non più solo un settore di nicchia o di moda. Il biologico, anche in Trentino sta crescendo notevolmente. Stando ai dati della Provincia autonoma di Trento, si è passati dal 2008 al 2017 da 118 a 970 ettari con un incremento di oltre 8 volte. Nel primo semestre 2018, inoltre, si è raggiunta la soglia dei 1000 ettari, il 10% dell’intera superficie vitata provinciale.
Un traguardo reso possibile dalla intraprendenza e dalla sensibilità di molte aziende leader del settore viti-enologico che sono state supportate in queste scelte dalle attività di consulenza tecnica e sperimentazione fornite dalla Fondazione Mach.
Oggi, a San Michele, più di 300 viticoltori hanno preso parte alla consueta giornata tecnica biologica organizzata in collaborazione con il Centro di sperimentazione Laimburg.
Al mattino focus a San Michele sulle esperienze in viticoltura con incontro tecnico in aula magna e visita alle prove sperimentali, mentre nel pomeriggio a Laimburg è stata la volta della frutticoltura.
“L’evento di oggi – ha spiegato Claudio Ioriatti, dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico – si innesta in un periodo molto ricco di incontri tecnici dove gli agricoltori possono conoscere e verificare le applicazioni in campo delle sperimentazioni condotte dalla FEM per risolvere problemi contingenti o per migliorare grado di sostenibilità. La forte presenza di viticoltori oggi è un segno importante di come il comparto biologico sia in costante crescita. Negli ultimi anni San Michele si è impegnato ed ha investito molto, tanto da raddoppiare il personale della consulenza e della sperimentazione, ed ha puntato anche sulla formazione con corsi specifici per agricoltori, per la scuola superiore e per il corso di laurea.
Enzo Mescalchin, responsabile del Dipartimento Ambiente e agricoltura di montagna del Centro Trasferimento Tecnologico, ha fornito alcuni importanti dati. Citando il Rapporto ISMEA nove famiglie italiane su 10 hanno acquistato durante l’anno prodotti biologici. Inoltre l’incidenza del bio sui consumi degli italiani ammonta al 3%, ed il vino sta avendo un costante incremento di domanda interna ed estera. Una tendenza che è stata ben interpretata dalle aziende trentine. Nelle relazioni tecniche di Luisa Mattedi e Silvia Gugole sono stati affrontati i temi delle alternative al rame e delle misure da adottare in vista di una probabile riduzione dei quantitativi ammessi di questo metallo in agricoltura biologica.
Nella presentazione di Roberto Zanzotti si è poi affrontato il tema degli effetti del sovescio come fonte di sostanza organica nel vigneto e della sua capacità di modificare i contenuti di azoto nel suolo sulle foglie e nei grappoli. L’ultima relazione, presentata da Marino Gobber, ha riguardato la potatura delle viti e l’importanza di utilizzare tecniche rispettose delle fisiologia della pianta efficaci nel pervenire la comparsa di pericolose malattie del legno quali il mal dell’esca.
La mattinata si è conclusa con la visita ai vigneti che ha dato modo ai partecipanti di osservare direttamente l’esito delle sperimentazioni descritte dai tecnici e con una dimostrazione pratica sulle tecniche di potatura.