CarlindePaolo le bollicine che raccontano la terra
Mi corico. Le lenzuola emanano uno strano profumo, probabilmente dovuto dal detersivo utilizzato per il loro lavaggio. Fa caldo, le finestre sono aperte e in lontananza odo il latrare dei cani. E’ una notte di pensieri e insonnia, di ricordi e nostalgie. Rivedo lo smog di Nuova Delhi ad occhi aperti, poi sbatto le ciglia e mi ritrovo nei parchi di Berlino, tra le dimore della vecchia Kyoto, dentro la Moschea Blu di Istanbul.
Vedo il Tranvai di fine 800 della mia vecchia Torino, le colline e i vigneti piemontesi e due calici inclinati che si toccano per un brindisi; sono nelle mani di un Chiel e di una Chila (un lui e una lei in torinese). Quei due vetri mi appaiono proprio come le teste di due giovani innamorati che, sotto l’influsso di Venere, si scambiano attimi di tenerezza col solo tocco del capo: attimi che forse daranno il discendere di una nuova umanità.
I due armonici bicchieri contengono delle brillanti bollicine, le vedo chiaramente, sono gioiose; intense ai bordi, accattivanti verso il centro e sfavillanti nel cuore dei calici. È solo una mia impressione, lo so, perché in realtà quel magico perlage non possiede alcune diversità, ma è notte fonda ormai, e io non dormo… ma sogno ugualmente.
Si dice che un uomo senza sogni sia un uomo morto: vero, ma per grazia divina ci sono anche uomini che sognano e realizzano le proprie propensioni notturne in realtà da vivere; perché così dev’essere, così si deve provare a fare; come i fiumi vanno al mare e i vapori al cielo. È la visione di quelle bollicine che mi rammenta chi, giorni addietro, mi ha narrato di un sogno divenuto vita vera. E allora volo con la mente in borgata Gorzano in quel di San Damiano d’Asti. Qui c’è la Cantina CarlindePaolo. Vi parlo di un una struttura che alla bellezza della costruzione miscela un lungo trascorso da tramandare. Il nome, CarlindePaolo, sottolinea un forte legame con la famiglia. Paolo Ponte era il bisnonno degli attuali titolari, colui che ha mosso i primi passi per creare il podere. Come si usava un tempo, dove poco importavano i cognomi, ci si chiamava tutti per nome, specificando magari il padre o il nome del luogo di provenienza per non confondere con altre persone. E così il figlio di Paolo, Carlo detto Carlin diventa CarlindePaolo. La famiglia Ponte.
Oggi sono in scena, all’opera, le nuove generazioni ed è stato Giancarlo Ponte, il decano, enotecnico e responsabile marketing, a raccontarmi del suo sogno di giovane studente, quando nella sua visione futura intravvedeva quella che adesso è la realtà della famiglia Ponte. Il sogno s’avvera…
Lavoro, costanza, caparbietà e sacrifici all’ordine del giorno. Ma Giancarlo, coadiuvato dai tre suoi fratelli, non molla, sono quegli uomini senza orari, feste comandate, mai stanchi e sempre in azione. Con lui Davide che segue la parte agronomica ed enologica, quindi dalla vigna alla cantina; Paolo che è invece addetto all’imbottigliamento e al confezionamento nonché al commerciale, prevalentemente per Torino e provincia ed infine Lorenzo, cuoco, o meglio agri-cuoco come ama definirsi nonché sommelier, che porta avanti la Merenderia, il locale della cantina dove si possono apprezzare i vini di CarlindePaolo con la cucina del territorio.
La loro proposta enologica dei vini aziendali è decisamente ampia. Vini fermi e spumanti, Martinotti e Classico, bianchi, rossi e rosati e le denominazioni con le Docg Barbera d’Asti, Terre Alfieri e la Doc Cisterna d’Asti che caratterizzano e identificano queste colline. Poi c’è Bricco della Cappelletta una selezione a sé, prodotta con uve coltivate in posizione privilegiata: Arneis, Nebbiolo, Barbera e Croatina. Ne derivano 4 vini peculiari: Terre Alfieri Arneis, Terre Alfieri Nebbiolo, Barbera d’Asti Superiore e Cisterna d’Asti Superiore.
Ma il pensiero torna al sogno che si fonde con le bollicine dei calici innamorati, il racconto di gioventù di Giancarlo che si è avverato. La struttura, proprio come la sognava, sorge infatti su di un appezzamento dove un tempo il giovanissimo Ponte portava a pascolare il suo Pony. Uno dei tanti terreni di queste magiche colline che affascinano in ogni stagione con il mutare della vegetazione e dei colori.
E da quell’acerbo pensiero l’opera si è sviluppata con l’acquisizione di altri vigneti territoriali e di nuove collaborazioni; oggi un altro desiderio si è metamorfizzato ed è divento un vino molto interessante. Uno spumante Alta Langa Docg 2020 pas dosé. Le vigne, dalle quali provengono le uve, sono ubicate in quel di Vesime (At) e il progetto nasce dalla collaborazione con un’altra famiglia di agricoltori, i fratelli Dagelle, con cui i quattro fratelli Ponte condividono passione ed entusiasmo. Un gioco di squadra in cui ogni interprete ha la sua valenza e la sua importanza. Questo Alta Langa Docg è dunque un metodo classico realizzato con uve Pinot Nero al 100%, vive un affinamento lungo 36 mesi sui lieviti e appare all’occhio con un color giallo dorato brillante. In bocca lo si assapora pieno, avvolgente, cremoso con freschezza e sapidità.
Non mi dilungo sulle note tecniche di questa espressione enologica, non è nel mio stile, coì come raramente consiglio gli abbinamenti con il cibo; chi mi legge sa bene che dico di gustare un grande vino con cosa il vostro palato ritenga fratello di piacevolezza. Mi soffermo invece ancora sul sogno, su una famiglia, su persone che hanno creduto in un progetto e lo hanno sviluppato, valorizzando con il loro impegno un forte rispetto della tradizione, un’attenzione all’ambiente e l’utilizzo di nuove tecnologie per originare produzioni allineate con quanto vuole oggi un consumatore attento e preparato.
La sagoma del bisnonno, il logo aziendale, ricorda proprio come l’agricoltura sia una attività che non prevede mai soste ma un continuo impegno e forza, anche di volontà per puntare a livelli qualitativi fuori dalla norma. Il passato ritorna nei gesti del presente che saranno il vero futuro. I sogni non devono mai mancare, così come non deve mai assentarsi nella vita di un uomo l’azzardo allo sviluppo dei pensieri più fantasiosi. E poi, con un vino Alta Langa 2020 pas dosé così, il sogno attraverso il lavoro si trasforma subito in festa… e che festa sia per tutti, con mille calici inclinati.
Fabrizio Salce