Spettacolo, storia, musica, folclore e poesia hanno caratterizzato, venerdì 11 settembre, a Bibano di Godega Sant’Urbano, l’ormai tradizionale “Festa della Vendemmia” organizzata dai fratelli Sandro, Stefano e Barbara Bottega, produttori di grappe, vini, spumanti
Quinta d’eccezione della serata, che celebra, secondo tradizione, il rito della vendemmia nei vigneti di proprietà che circondano il centro aziendale, Villa Rosina, una grande casa colonica settecentesca, ristrutturata nel pieno rispetto dei più evoluti criteri di tutela ambientale e circondata da dieci ettari di vigneti a metà strada tra Venezia, capitale dell’arte e della cultura e le Dolomiti. Il clou dell’evento, che, giunto alla settima edizione, rafforza sempre più il legame con la musica d’autore, è stata la “lezione concerto” di lirica tenuta da Chiara Isotton, giovane ed emergente soprano bellunese, che ha recentemente cantato alla Scala di Milano e si è esibita con successo in Asia. L’artista, sullo sfondo la distilleria cogli affascinanti alambicchi in rame della famiglia Bottega, accompagnata al pianoforte dal maestro Federico Brunello, ha alternato un repertorio classico, tratto da Verdi, Bellini e Puccini a una ristretta selezione di pezzi di musica da camera. Sullo stesso palco è stata data ufficialmente la notizia che Godega Sant’Urbano è stata ammessa nell’associazione nazionale Città del Vino e il sindaco Alessandro Bonet ha illustrato le opportunità turistiche, commerciali e d’immagine per l’intero comune: l’ingresso nel circuito delle Città del Vino è infatti d’assoluto interesse non solo per le aziende vitivinicole, ma per l’intera economia del territorio, sottolineando che la filosofia urbanistica del comune, orientata al recupero dell’esistente e a dare priorità al paesaggio e all’agricoltura, è stata determinante ai fini dell’ingresso nell’associazione. Il vulcanico Sandro Bottega, Presidente di Bottega spa, antica famiglia di vignaioli e mastri distillatori, oggi modernissima azienda il cui design esalta l’aspetto estetico dei prodotti nel segno del miglior made in Italy, ha poi fatto un excursus storico sul territorio. Infine Benedetto De Pizzol, coordinatore regionale delle Città del Vino, ha descritto le finalità dell’associazione. Nel tardo pomeriggio i figuranti della “Compagnia de Calza” di Venezia, vestiti con storici costumi veneziani del Settecento, hanno raccolto i primi grappoli d’uva. Quest’affascinante e goliardica vendemmia si è poi conclusa con la pigiatura nei tradizionali tini di legno. In questo caso le protagoniste sono state alcune bellissime ragazze, che hanno pigiato a piedi nudi le uve di Prosecco appena raccolte per poi offrire il primo mosto a tutti gli ospiti. Questa tradizione, particolarmente diffusa nelle campagne venete fino al secondo Dopoguerra, si traduceva in una festa contadina nel corso della quale nascevano amicizie, amori e passioni. L’assaggio del primo mosto derivante dalla spremitura era riservato al mezzadro che, nel corso dell’intera annata agricola, si occupava della coltivazione dei campi e gestiva l’andamento della casa colonica. La serata si è conclusa con una cena all’aperto, nel corso della quale al tramonto “i compari de Calza” hanno rievocato le suggestioni della Serenissima Repubblica di Venezia con poesie inneggianti al vino e citazioni erudite. L’antica “Compagnia de Calza” – che così si chiamava perché i suoi aderenti indossavano una calza di diversi colori per distinguere la loro compagnia dalle altre – era nata nel 1541 da un gruppo di nobili veneziani col motto “Divertire Divertendosi”, che, per incarico del governo, allestivano “momarie e demonstrationi” avvalendosi della collaborazione dei più illustri scrittori, attori, poeti. La compagnia de Calza “I Antichi” – che per colori ha il rosso, l’oro e il viola – richiamandosi allo stesso spirito e alla stessa intraprendenza dell’omonime compagnia cinquecentesca, è poi risorta nel 1979 per iniziativa di 25 famiglie veneziane dei più diversi ceti sociali, che realizzano feste e spettacoli nell’osservanza della storia, delle più genuine tradizioni popolari e della cultura di Venezia, avvalendosi del contributo di rinomati studiosi e artisti.