Sono i primi anni Sessanta quando Egidio Corradi, padre di Paola, carico d’entusiasmo, convince la figlia e il genero Ippolito De Ferrari a trasformare un vecchio sogno in realtà: fare un buon vino a Montepulciano.Quella di Egidio, classe 1901, uomo tutto d’un pezzo e da sempre grande appassionato di vino, colonna portante della famiglia, non fu certo una vita noiosa, tanto che si dovette abituare a viaggiare fin da piccolo, lasciando Montepulciano per trasferirsi a Firenze, assieme alla famiglia, già dopo le scuole elementari e dando poi inizio, giovanissimo, alla sua carriera professionale con la “Pozzani e Rusconi”, una delle più grandi società di mediazioni di granaglie. Per esigenze di lavoro cambiò molto spesso città, vivendo a Venezia, Milano, Roma e infine a Genova, dove si decise alla fine a metter su famiglia sposando una Costa, tipico cognome genovese, da cui ebbe la figlia Paola, che già durante la sua infanzia spesso sarebbe tornata a Montepulciano a trovare i nonni, iniziando quel percorso di ritorno alle origini che l’avrebbe riportata in terra poliziana. Nasce così lo storia dell’azienda “Poderi Boscarelli” – acquisita nel 1962 grazie al sesto senso di Egidio – nome derivante dal fatto che i due poderi erano circondati da piccoli boschi, che fungevano quasi da parete naturale di quegli antichi casali. Ubicata a 300 metri slm sul versante sud-est di Montepulciano verso la Valdichiana, l’azienda si trova vicino al lago, nella zona di Cervognano, località che, storicamente, si colloca stabilmente tra le migliori per la produzione vitivinicola, vantando un’ottima esposizione e un microclima di grande particolarità, leggermente più caldo rispetto ai dintorni, che, unito a terreni di varia formazione geologica, costituiscono un terroir eccezionale. Un’avventura enologica che parte con le prime vigne piantate già pensando a una produzione di qualità: “Nel 1964 fu piantato il primo ettaro di vigna, soprannominato ‘il Pisciolo’, un lavoro enorme, visto che il terreno prescelto era situato proprio in mezzo ai calanchi – ricorda Paola Corradi De Ferrari – il 1967 fu l’anno della prima vendemmia e il 1968 vide uscire le prime duemila bottiglie Boscarelli: con una scelta coraggiosa, ma senza dubbio vincente, scegliemmo di dare l’intera produzione ad Angelo Paracucchi della Locanda dell’Angelo di Ameglia, un famosissimo ristoratore ligure, che, sorpreso dalla qualità del nostro vino, decise di portarlo in assaggio a un certo Luigi Veronelli. Accadde poi l’impensabile: a Natale di quell’anno uscì sulla rivista ‘Epoca’ un inserto sul vino che ci decretava come uno fra i cento migliori vini italiani. Quel prezioso riconoscimento fu il nostro biglietto da visita per il successo nel mondo del vino. Erano i magici anni dei cosiddetti pionieri, gli anni in cui la favola del Nobile di Montepulciano era agli albori, noi siamo passati alle 30mila bottiglie solo nei primi anni Settanta. Una produzione di nicchia, che veniva venduta principalmente a Genova e dintorni e aveva dalla sua la volontà di far emergere le potenzialità di questo incontaminato angolo di territorio toscano”. All’inizio, gli ettari condotti a vigna erano solo nove, piantati fra il 1962 e il 1970, poi, partire dal 1988, selezionando i vecchi cloni di Prugnolo Gentile, la famiglia ha provveduto a reimpiantare mezzo ettaro all’anno, arrivando oggi a 15 ettari vitati – la cui età media è di trentacinque anni – di cui 13,5 nel comune di Montepulciano e 3,5 in quello di Cortona, dove sono stati impiantati Sangiovese, Malvasia, Canaiolo, Mammolo, Malvasia Nera, Canaiolo, Colorino, Merlot e Cabernet con una densità media di circa 6/7 mila barbatelle per ettaro e una resa a pianta piuttosto bassa. I primi anni sono stati caratterizzati dagli investimenti in vigna e in cantina e dalla ricerca delle potenzialità delle singole vigne, tant’è vero che, ancor oggi, ogni singolo appezzamento porta un nome proprio perché sia riconducibile a esso la provenienza delle uve raccolte. E al 1984 data l’arrivo dell’enologo Maurizio Castelli, ancor oggi consulente di Boscarelli. “Nel 1989 – ricordano Paola insieme coi figli Luca e Nicolò, l’uno impegnato nella conduzione enologica, l’altro nella conduzione agronomica – c’è stata una svolta: l’acquisto di quella che denominammo la ‘Vigna del Nocio’ e il progressivo intensificarsi degli investimenti per raggiungere una sempre maggior qualità nella produzione e realizzazione di vini che fossero espressione estrema di questo territorio”. La “Vigna del Nocio”, emblema di terroir, è un luogo molto particolare: non lontana dal corpo aziendale, ha tuttavia una sua specifica connotazione sia dal punto di vista geomorfologico, che per la sua propria ubicazione. Deriva il suo nome da un antico albero di noce che era al suo centro e che, vinto dalla malattia e dal tempo, è caduto, lasciandone comunque inalterato il fascino. Il “Nocio dei Boscarelli”, la cui prima annata è il 1991, raccoglie l’eredità di anni di studio dei De Ferrari, volti a comprendere come il Sangiovese trovasse la sua dimensione e la sua massima espressività in questo territorio: “Non è stata una sfida facile – commentano Paola, Luca e Nicolò – poiché ancor oggi cerchiamo di produrre un Nocio che sia figlio diretto di queste terre, evidenziandone il carattere e impegnandosi costantemente per trovare l’equilibrio tra una cultivar di grande eleganza, come appunto il Sangiovese, ma anche difficile da coltivare. Questo è sempre stato un nostro progetto fin dall’inizio, mantenendo come base ferma la triade monovitigno, tradizione, eleganza”. La fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta sono stati un continuo fermento per l’azienda, che ha ampliato l’estensione vitata e la cantina, oltre ad aver focalizzato l’attenzione sui progetti di reimpianto, che, a poco a poco, nel corso di circa vent’anni e con la selezione dei cloni migliori, porta a realizzare impianti sempre più vocati a un’agricoltura di qualità: “Questa trasformazione ha portato la nostra azienda a una produzione di circa 100mila bottiglie che, con l’entrata in produzione degli ultimi vigneti, potrà farci arrivare alle circa 150mila complessive delle sette diverse etichette, di cui la metà è costituito dal Nobile, 30mila bottiglie tra Rosso di Montepulciano e I.G.T., circa 9mila bottiglie di Nobile Riserva e 6mila di Nocio dei Boscarelli”.
Oggi Boscarelli è ormai un marchio conosciuto nel mondo per la qualità dei suoi vini, che offrono grande eleganza e longevità: “Secondo il mio gusto personale – conclude la signora Paola – il momento di godimento migliore del nostro Nobile è tra i 7 e 12 anni d’invecchiamento perché si percepisce tutta l’evoluzione dei profumi, che mantengono pur sempre una buona acidità e una buona frutta. Ma con grande piacere abbiamo però anche accertato che ci sono certe annate che si possono bere anche dopo 20/25 anni! La nostra sfida è quella di produrre vini con una buona capacità di resistere al tempo, sicuri che chi compra una nostra bottiglia possa avere la libertà di aprirla anche dopo anni, senza avere sorprese o delusioni”.
Andrea Cappelli