La cantina Masari, nella suggestiva Valdagno in provincia di Vicenza, celebra con orgoglio il suo quarto di secolo di attività. Un viaggio straordinario intrapreso da Massimo Dal Lago e Arianna Tessari, pionieri che hanno reso possibile la realizzazione del loro sogno in un territorio abbandonato dall’agricoltura per circa 150 anni.
Partire per primi in una zona sconosciuta, affrontando incertezze ed ostacoli, è stata la sfida della cantina, unita all’ambizione audace e visionaria di impostare un modello nuovo di agricoltura e viticoltura, oggi definibile come avanguardistico. Pratiche controcorrente come lasciare parte della superficie aziendale incolta, parlare di sostenibilità e di azienda agricola mista, valorizzare la coesistenza di più colture all’interno della proprietà, erano sfide audaci 25 anni fa.
Masari è stato il punto di partenza, una stella fissa che ha ispirato la nascita di altre realtà vinicole nella zona, rendendo il sogno dei fondatori tangibile. Massimo Dal Lago, fondatore ed enologo della cantina, commenta:
«Siamo stati pionieri della zona e in 25 anni non abbiamo mai mollato. Le difficoltà ci sono state, ma ogni piccolo risultato ci ha dato lo stimolo per continuare. All’inizio era una strada incerta, ma oggi possiamo affermare con orgoglio di essere parte integrante del panorama vitivinicolo italiano».
L’azienda, situata in una zona di alta collina ai piedi delle piccole Dolomiti, vanta vigneti posizionati tra i 350 e i 600 metri sul livello del mare in grado di produrre vini di notevole freschezza, in un equilibrio perfetto tra ricchezza e vivacità. L’altitudine e il microclima della zona ritardano le maturazioni, donando alle piante un ciclo vegetativo più lungo.
Le vigne sono coltivate su due versanti diversi: quello est, di origine calcarea, presenta una caratteristica roccia bianca; quello ovest, roccia nera di origine vulcanica.
Attraverso gli anni, Massimo ed Arianna hanno studiato le tipologie di suolo e le interazioni tra suolo e vitigno, identificando la parte calcarea come particolarmente vocata per Merlot, Cabernet e Pinot Nero, mentre la vulcanica, per la mineralità, aromaticità e complessità di Riesling Renano e Durella.
Proprio la prossima vendemmia del 2024 segna il 25º anniversario del primo vino prodotto: MASARI, 70% di Cabernet Sauvignon e il 30% di Merlot
Nel 2016, entra in famiglia il Pinot Nero, proveniente dalle aree più fresche e terreni integri, godendo dei benefici dell’altitudine che gioca un ruolo chiave nel definire le caratteristiche del vino.
Nel 2005, invece, nasce l’Agnobianco, figlio dell’unione di Riesling Renano e Durella, un taglio unico che non si trova altrove nel mondo del vino.
Il Riesling Renano nella Valle d’Agno ha una storia affascinante. Durante l’Impero Austro- Ungarico la Valle d’Agno era terra di confine, nota per i legami con il mondo tedesco grazie all’abbondanza di giacimenti carboniferi. La presenza del Riesling è legata ai tecnici minerari provenienti da Francoforte e Düsseldorf, che portarono e piantarono questo vitigno per la prima volta. La sua esclusività nella zona vulcanica e non in quella calcarea conferma l’antica comprensione delle potenzialità del clima e del suolo della Valle d’Agno.
In questo 2024 di festeggiamenti sarà anche inaugurata una nuova tenuta di campagna immersa nei vigneti della zona vulcanica. Da giugno, sarà aperta per ospitare gli appassionati di enogastronomia desiderosi di scoprire la Valle d’Agno. Ogni percorso di degustazione verrà accompagnato da una serie di prodotti locali di altri piccoli artigiani e produttori della zona, offrendo agli ospiti la possibilità di immergersi completamente nell’esperienza gastronomica locale. Vi sarà anche la possibilità di pernottare.
«Guardando al passato – dicono Massimo e Arianna – possiamo essere estremamente orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato. Siamo anche molto fiduciosi sul futuro, poiché nuove energie stanno emergendo in azienda con i nostri tre figli, Giovanni, Camilla e Matteo, che stanno dimostrando passione e amore per questo settore e per il loro territorio. Il 2024 segna, quindi, non solo una celebrazione del nostro passato, ma anche un affacciarsi al futuro con entusiasmo e determinazione».