Il Comitato Scientifico ONAV si esprime sulla proposta di etichettatura dell’Irlanda di cui tanto si discute in questi giorni. E sottolinea come non si parli abbastanza del lavoro fatto dalla scienza in questi anni.
Negli ultimi 30 anni ci sono state migliaia di pubblicazioni scientifiche che hanno confermato l’utilità del vino, da quelle sugli effetti del resveratrolo a quelle sulla longevità, dal ruolo protettivo rispetto alle malattie cardiovascolari fino alla capacità di prevenzione delle degenerazioni neurologiche.
«Nel 2010 l’Unesco ha dichiarato la dieta mediterranea patrimonio immateriale dell’umanità. L’etimologia greca del termine “dieta” fa riferimento allo “stile di vita”, di cui fa parte, a pieno titolo, l’abitudine al consumo moderato di vino. – Continua Gerbi. Ritengo che l’esempio irlandese possa essere seguito da altri paesi nordici con problemi seri di alcolismo, ma gli effetti sulla popolazione saranno sicuramente modesti se non accompagnati da una campagna di educazione alimentare, da iniziare fin dalla più tenera età, basata non solo su elementi di medicina, ma anche su aspetti culturali che arricchiscano i giovani di interessi e curiosità, riducendo la noia e la ricerca dell’obnubilazione, sostitutiva della felicità.»
Il Comitato Scientifico ONAV, è composto da alcuni più importanti esponenti del mondo scientifico: oltre al professor Vincenzo Gerbi, Luigi Moio, presidente dell’OIV, i professori Osvaldo Failla, Milena Lambri, Luca Rolle e Anna Schneider, l’enologa di fama internazionale Graziana Grassini, il presidente ONAV Vito Intini e il Direttore ONAV Francesco Iacono.
È una struttura unica nel proprio genere nel mondo delle associazioni che si occupano di conoscenza divulgativa del vino e ha un compito preciso.
Il suo ruolo è verificare costantemente i contenuti dei corsi di Assaggiatore nei tre livelli e promuovere la conoscenza di questa figura, al centro dell’attività formativa di ONAV. «L’Assaggiatore è una persona che si avvicina al vino come elemento di conoscenza e arricchimento personale, anche imparando a usare meglio i propri sensi, senza trascurare gli aspetti culturali e sociali legati al consumo di alcolici.» Conclude Gerbi.