Stefano Zanini a MOS: “Cerco di portare avanti una radice leggendola, valorizzandola”

Pubblicato il 5 marzo 2022

Stefano Zanini, classe 1991, forgiato da esperienze stellate e illuminanti come Alain Ducasse a Le Meurice, Norbert Neiderkofler al St Hubertuss in Alta Badia, Christian Puglisi al Relae di Copenaghen e Martina Caruso al Signum a Salina, decide di tornare in terra natìa per sviluppare il suo concetto di cucina complementare, MOS. “Cerco di portare avanti una radice, valorizzandola”: così Stefano comincia il suo racconto di quello che è ad oggi il suo pensiero gastronomico profondamente radicato nel territorio del Lago di Garda.

Una terra che, ad ogni piatto, si infila più o meno prepotentemente con ingredienti di Mare e di Terra. Nobilitare il Lago e la sua ricchezza è uno dei moti ispiratori dei piatti in Carta come lo Spaghetto ragout e bottarga oppure la Trota Marmorea, carciofo laccato e verdure invernali. Mattia Moro, 25 anni dirige la sala portando avanti con naturalezza e passione il pensiero gastronomico di Stefano, cercando di metterne in luce tutte le sfaccettature. Artefice di una Carta dei Vini snella, con forte accento sul territorio e sul mondo del vino naturale biodinamico. Ristorante con forte richiamo alla “Bell’Italia” degli anni 50, dove architettura e design erano in fermento idilliaco e colori accesi, geometrie e linee sinuose erano i tratti distintivi di un momento culturale indimenticabile. Ceramiche maioliche alle pareti e un bancone in legno intrecciato accolgono il cliente in un’atmosfera retro vintage.