Poggio della Dogana, realtà che produce solo vini biologici, sorge a Terra del Sole, direttamente sul poggio nel quale si ergeva la dogana di passaggio di confine storico, territoriale e culturale tra Romagna Pontificia e Granducato di Toscana. L’azienda agricola, nata nel 2017, è guidata da tre amici imprenditori nel campo delle energie rinnovabili, con alle spalle una consolidata esperienza nel settore della finanza: i fratelli Aldo e Paolo Rametta e Cristiano Vitali.
> TERRA DEL SOLE
L’8 dicembre 1564, giorno dell’Immacolata Concezione, nel territorio “ultimo“ del Granducato di Toscana in Romagna, fu celebrato un importante rituale liturgico con lo scopo di accompagnare e benedire la fondazione da parte di Cosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana (1519-1574), della città fortezza di Terra del Sole: sarebbe sorta in un luogo che per natura pareva ostile ad un insediamento urbano (qui il fiume Montone creava frequenti alluvioni) e di difficile gestione amministrativa (qui vigeva la legge del banditismo). La prima pietra fu posata da Antonio Giannotti, vescovo di Forlì.
> IL TERRITORIO
Poggio della Dogana, si sviluppa su un territorio collinare ad un’altitudine tra 180 e 300 metri sul livello del mare. Il terreno è composto da argille brune e ocra, ricco di elementi quali il bromo, lo zolfo e il calcio, grazie alla sua vicinanza a Castrocaro Terme, rinomata località termale.
L’area beneficia inoltre delle brezze provenienti dalla costa adriatica, che si trova a circa una trentina di km di distanza in linea d’aria.
> I VIGNETI
Su un totale di 20 ettari vitati – 9 dei quali a Castrocaro e 11 a Brisighella – si producono Sangiovese di Romagna Doc e, dal 2020, Albana di Romagna Docg, vitigni saldamente ancorati alla loro terra di produzione, di cui ne raccontano storia e leggende. Nella tenuta si trovano poi degli ulivi e una piccola produzione di miele di Tiglio e Millefiori, curata da un apicoltore locale.
Partendo dalle uve prodotte direttamente in campo in ambito biologico su tutta la superficie, effettuando la lavorazione in vasca con pigiadiraspatura soffice e gestione dei fluidi costante e a temperatura controllata fino ad arrivare all’imbottigliamento del prodotto, l’impegno dello staff di Poggio della Dogana è fondamentale per l’espressione qualitativa più alta delle uve raccolte in vigna.
Nei vini di Poggio della Dogana si percepiscono nettamente note di passione e di amore, per il vino, per l’amicizia, per la famiglia e per una terra forte e romantica come la Romagna. La produzione totale nel 2019 è stata di 25mila bottiglie, mentre per il 2020 è previsto un aumento che poterà la produzione a quota 40mila bottiglie.
> IL SANGIOVESE
Un antico atto notarile del 1672 ritrovato nell’Archivio di Stato di Faenza è il primo documento oggi conosciuto dove si trova il nome Sangiovese. Una signora, proprietaria del podere Fontanella posto a 400 metri slm, cede in affitto una vigna al parroco di Pagnano: tre filari di Sangiovese posti vicino a casa. Questo documento d’importanza straordinaria ha gettato una nuova luce sulla storia del “Sangiovese, vino di Romagna” raccontata nell’omonimo libro di G. Sangiorgi e G. Zinzani.
Il vino a denominazione di origine controllata “Romagna Sangiovese” deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:
- Sangiovese: dall’85% al 100%; possono concorrere, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%, altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione per la regione Emilia-Romagna.
- Per i nuovi impianti la densità minima di piante non dovrà essere inferiore a ceppi per ettaro: 3.300 per il Romagna Sangiovese; 3.700 per il Romagna Sangiovese Superiore.
Per rispetto di questa lunga storia, con la volontà di rendere omaggio a questo angolo d’Italia e alla sua storia enologica, Poggio della Dogana ha scelto di affidare i suoi filari a chi rappresenta la memoria storica del territorio. La conduzione dei vigneti, totalmente in regime biologico (certificata a livello europeo da Suolo e Salute), è affidata all’agronomo ed enologo Francesco Bordini, grande conoscitore dei vitigni romagnoli, noto come il “rivoluzionario del Sangiovese”: la sua missione, da sempre, è quella di accompagnare l’evoluzione del Romagna Sangiovese a gusti più attuali, rispettando la tradizione legata al suo straordinario terroir.
> I VINI
Poggio della Dogana oggi produce tre Sangiovese di Romagna di forte personalità, ognuno con un proprio carattere ed identità specifica: I Quattro Bastioni e Santa Reparata, e la riserva Poggiogirato, uscita sul mercato nel dicembre 2019. A completare la gamma è nata, nella primavera del 2020, una nuova etichetta: il Belladama Albana di Romagna Docg.
I QUATTRO BASTIONI
Romagna Sangiovese Superiore Doc biologico prodotto a Castrocaro Terme in località “le Volture” da vigneti di Sangiovese (cloni romagnoli) di 15 anni di età con 4500 piante per ettaro, allevati a cordone speronato e dislocati a quota 180 metri slm. La resa per ettaro è di 6000 kg/ettaro, ossia 1,2 kg per pianta. Per quanto riguarda la vinificazione, le uve Sangiovese vengono fermentate in uvaggio. La fermentazione e la successiva macerazione sulle bucce avvengono in tini di acciaio a temperatura controllata. Il contatto del vino con le bucce dura mediamente 18 giorni; segue la fermentazione malolattica. L’affinamento è di 6 mesi in acciaio e minimo 3 mesi in bottiglia per un totale di 7mila bottiglie prodotte ogni anno.
Note – I Quattro Bastioni, 90/100 per la guida I vini di Veronelli 2020, conquista con i suoi tannini vellutati e il suo bouquet caldo che sa di frutti rossi, viola mammola e arancia.
La curiosità - I Quattro Bastioni omaggia gli imponenti blocchi di difesa (Sant’Andrea, S. Martino, Santa Reparata, Santa Maria) voluti da Cosimo I e posti ai quattro angoli della cinta muraria alta circa 13 metri, che racchiude la cittadella sviluppandosi su pianta rettangolare di 2 chilometri e 87 metri.
L’etichetta - I Quattro bastioni riporta uno schizzo di una fiera, animale mitologico simbolo di forza che popola le notti di molte fiabe. Si tratta di un disegno di Silvio Gordini, uno degli artisti più noti dell’Emilia-Romagna, trisavolo da parte di mamma di Aldo e Paolo Rametta.
SANTA REPARATA
Romagna Sangiovese Castrocaro e Terra del Sole Doc, Santa Reparata è un vino biologico prodotto a Castrocaro Terme, in località “le Volture”, da vigneti di Sangiovese (cloni romagnoli) di 15 anni di età con 6000 piante per ettaro, allevati a cordone speronato a giropoggio e dislocati a quota 210 metri slm. La resa per ettaro è di 6000 kg/ettaro, ossia un kg per pianta. Per quanto riguarda la vinificazione, le uve Sangiovese dei differenti cloni vengono raccolte assieme e fermentate in uvaggio. La fermentazione e la successiva macerazione sulle bucce avvengono in tini di acciaio a temperatura controllata. Il contatto del vino con le bucce dura mediamente 24 giorni; segue la fermentazione malolattica. L’affinamento è di 9 mesi in acciaio e minimo 3 mesi in bottiglia per un totale di 7mila bottiglie prodotte ogni anno.
Note – Complesso, speziato e pieno di carattere, dalla setosa trama tannica e con un allungo salino. Così definisce il Santa Reparata l’enologo Francesco Bordini. Al naso apre con note austere e fruttate. Frutti a bacca rossa e nera incidono in modo preponderante. L’entrata al palato è caratterizzata da una piena morbidezza ed eleganza nel frutto in ottimo equilibrio con una moderata base acida. Questa lascia di seguito spazio a una morbida tannicità. La sapidità finale permette al vino di chiudere con un allungo persistente.
La curiosità - Santa Reparata prende il nome dalla patrona di Terra del Sole, giovane martirizzata durante le persecuzioni dell’imperatore romano Decio. Secondo una leggenda (molto diffusa in Provenza e comune a quella di altri santi), dopo averla uccisa i suoi aguzzini avrebbero messo il suo corpo su una barca fatta poi andare alla deriva: la barca, guidata dagli angeli, sarebbe arrivata a Nizza, in Francia, e il corpo sarebbe stato sepolto in quella che poi divenne la cattedrale di Sainte-Réparate. A lei Terra del Sole – località in cui sorge Poggio della Dogana – dedica ogni anno la prima domenica di settembre il Palio di Santa Reparata.
L’etichetta - Santa Reparata riporta un fiore che ricorda una bocca di leone, fiore austero ed elegante come il vino che rappresenta. Si tratta di un disegno di Silvio Gordini, uno degli artisti più noti dell’Emilia-Romagna, trisavolo da parte di mamma di Aldo e Paolo Rametta.
POGGIOGIRATO
Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc è un vino biologico prodotto a Castrocaro Terme in località “le Volture” da vigneti di Sangiovese (vari cloni) di 15 anni di età con 5000 piante per ettaro, allevati a cordone speronato e dislocati a quota 200 metri slm. La resa per ettaro è di 5000 kg/ettaro, ossia 1 kg per pianta. Per quanto riguarda la vinificazione, le uve Sangiovese dei differenti cloni vengono raccolte assieme e fermentate in uvaggio. La fermentazione e la successiva macerazione sulle bucce avvengono in tini di acciaio a temperatura controllata. Il contatto del vino con le bucce dura mediamente 24 giorni; segue la fermentazione malolattica. L’affinamento è di 9 mesi in tonneaux, 6 mesi in acciaio e minimo 3 mesi in bottiglia per un totale di 3mila prodotte.
Note – Nel Poggiogirato di Poggio della Dogana ci sono tutte le sfumature della Romagna: al naso e in bocca troverete un caleidoscopio di profumi e aromi, dalla ciliegia alle more, dall’arancia al mirtillo, dalla menta al rosmarino, il ginepro e il pepe nero.
BELLADAMA
Belladama di Poggio della Dogana è un Romagna Albana Docg secco biologico prodotto a Castrocaro Terme, in località “le Volture”, da vigneti di 10 anni di età con 5.000 piante per ettaro, allevati a guyot e dislocati a 210 m s.l.m. La resa per ettaro è di 5000 kg/ettaro, ossia un kg per pianta. La vinificazione viene fatta in assenza di bucce, attraverso pressatura tradizionale lenta in pressa verticale. La fermentazione avviene in tini di acciaio a temperatura controllata. L’affinamento è di 5 mesi in acciaio sulle fecce fini e di almeno 2 mesi in bottiglia. La produzione ammonta a 3.500 bottiglie. La prima annata di questo vino ha debuttato sul mercato nel aprile del 2020.
Note - Al naso presenta sentori di agrumi, fiori bianchi ed erbe aromatiche: In bocca il quadro aromatico spazia tra limone, pompelmo, un tocco di arancia bionda, salvia e rosmarino.
La curiosità - Il nome, Belladama, è un omaggio alla madre di Aldo e Paolo Rametta, che raccontano: «Belladama era il nome di un cavallo della scuderia di cavalli da trotto che nostro nonno materno possedeva prima della Seconda Guerra Mondiale. I cavalli rappresentano ricordi meravigliosi per nostra madre Rosanna, seppur fosse ancora bambina, per questo abbiamo voluto dedicare a quel cavallo, e quindi anche a lei, questo nostro primo vino bianco di cui andiamo molto orgogliosi».
L’etichetta – È un bozzetto dell’artista Silvio Gordini, che raffigura un fiore, forse una bocca di leone.