La Tenuta di Ghizzano si trova sulle morbide Colline Pisane a sud-est di Pisa a circa 30 chilometri dal Mar Tirreno. L’azienda, che si trasmette da generazione in generazione a partire dal 1370, è oggi impersonata da Ginevra Venerosi Pesciolini che con grande passione e competenza ha proseguito il lavoro del padre rendendo la Tenuta di famiglia un piccolo gioiello vitivinicolo in perfetto equilibrio tra storia e natura. La sostengono e la coadiuvano le comproprietarie Lisa, Francesca e la mamma Carla.
“Armonia” è infatti la parola che più si addice a Tenuta di Ghizzano, un biosistema di 350 ettari, di cui 20 vitati e altrettanti a uliveto, che ruotano intorno all’antica torre d’avvistamento. Ai suoi piedi un giardino all’italiana struggente e incantato, mentre la cantina si insinua sotto le fondamenta della Villa e i vigneti, tutto intorno, disegnano paesaggi rinascimentali.
In tale bellezza la mano dell’uomo è sempre stata delicatissima e proprio nel solco di questa filosofia l’azienda ha abbracciato tecniche agronomiche il più possibile rispettose di terreni e piante: dal 2008 è certificata biologica e dal 2018 biodinamica DEMETER
Uno sguardo sui vigneti.
Oggi Tenuta di Ghizzano produce circa 80.000 bottiglie l’anno.
I vigneti sono a cordone speronato a differenti densità a seconda dell’epoca dei reimpianti che si sono susseguiti dal 1989 fino ad oggi. Qui il clima è dolce perché mitigato dalle arie marine, senza estremi di temperatura o grandi rischi di gelate primaverili. Il terreno è caratterizzato da sedimenti marini, con sabbie argillose più o meno calcaree punteggiate di fossili di conchiglia.
In vigna il lavoro punta all’equilibrio: per far respirare i terreni vengono seminate interfilare circa 30 diverse varietà di semi, sono usati soltanto rame e zolfo a basse concentrazioni e la vendemmia verde è effettuata solo all’occorrenza. La vendemmia inizia di solito i primi giorni di settembre con il Merlot, poi il Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc e per ultimo il Petit Verdot.
Ogni parcella è vendemmiata a mano e i grappoli, condotti in cantina in piccole cassette areate da 20 kg, dopo un primo passaggio sul tavolo di cernita, scivolano nella diraspatrice e da lì – almeno le uve destinate ai due vini di punta – finiscono in carrelli di acciaio da 4 q.li dove vengono poi delicatamente “pressate” con i piedi. Sia per la fermentazione alcolica che per la malolattica sono usati solo lieviti indigeni e qualsiasi operazione procede per gravità.
La gamma
La gamma di Tenuta di Ghizzano si articola in alcuni vini storici, Veneroso e Nambrot, simbolo dell’azienda e del loro territorio, una coppia di vini quotidiani che interpretano di anno in anno i vigneti della proprietà e alcune nuove etichette a piccola tiratura frutto di riflessioni e occasioni particolari.
Veneroso DOC Terre di Pisa, è il primo vino di Tenuta di Ghizzano, nato nel 1985 e oggi storico portabandiera dell’azienda. È un Sangiovese con una piccola aggiunta di Cabernet Sauvignon.
Al suo fianco dal 1996, Nambrot, creatura enologica di Ginevra a base di Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot. Nonostante sia. Un vino contemporaneo, prende il nome dal fondatore della dinastia, il Conte Nambrot, vissuto addirittura ai tempi di Carlo Magno.
Il Ghizzano (Sangiovese con un pizzico di Merlot) e Il Ghizzano Bianco (cuvée di Vermentino, Trebbiano e Malvasia Bianca) sono invece i biglietti da visita della Tenuta: vini di grande bevibilità, freschi e fruttati.
A questi gamma si è aggiunto nel 2020 ViadiMezzo 2017, un unicum di Sangiovese in purezza tirato in soli 1200 esemplari, in onore dal progetto artistico che ha coinvolto l’artista David Tremlett e un’intera via del borgo di Ghizzano.
Il progetto Mimesi al suo debutto quest’anno, segna invece un ulteriore passo avanti nelle “riflessioni” enologiche della produttrice nella direzione dell’integrità e dell’espressività del suo territorio.
Come tradizione, infine, l’azienda produce anche un vino dolce, il Passito IGT San
Germano, ottenuto da Trebbiano, Malvasia bianca e Colombana di vecchi vigneti. Parallelamente al vino, dagli ulivi Frantoio, Razzo, Moraiolo e Leccino, condotti sempre con agricoltura biodinamica, nascono gli oli EVO biologico e EVO biologico denocciolato.
Tenuta di Ghizzano offre anche una preziosa ospitalità: dispone infatti di quattro casali
circondati dai vigneti e finemente arredati con mobili d’epoca e comfort contemporaneo.
MIMESI
Un nuovo progetto per esaltare il terroir
Tenuta di Ghizzano, dopo un periodo di ricerca e sperimentazione, ha scelto i vasi vinari in Cocciopesto Drunk Turtle e in terracotta Tava per dare forma ad un nuovo progetto, Mimesi, concretizzato per ora in un primo Sangiovese in purezza DOC Terre di Pisa e un Vermentino in purezza IGT Costa Toscana.
Queste due tipologie di anfora sono coerenti con la filosofia produttiva dell’azienda che punta a rispettare ed esaltare il frutto nella sua purezza ed esprimere al meglio il territorio da cui proviene.
Questo materiale, grazie alla sua particolare porosità riproduce la lenta maturazione del vino e favorisce la micro-ossigenazione.
La scelta del nome
Il nome è stato scelto perché in letteratura e arte classica indica il desiderio di imitare la natura, la sua perfezione, il suo equilibrio. Per aderire profondamente a una realtà e imitarla, è necessario averla compresa in maniera parimenti profonda.
“E a Tenuta di Ghizzano, per comprendere a fondo il Sangiovese allevato nel nostro territorio, lavoriamo da 30 anni” racconta la produttrice Ginevra Venerosi Pesciolini.
Oggi con la vigna matura e condotta seguendo i dettami dell’agricoltura biodinamica dal 2006, l’azienda propone il Sangiovese in assolo e per esaltare la sua personalità, lo lascia evolvere per 14 mesi nel vaso vinario.
Per i Mimesi abbiamo scelto le vigne storiche e recuperato metodi antichi ma riproposti in chiave moderna che, dopo un duro lavoro, ci hanno permesso di raggiungere questo bel risultato di vini di terroir.
Seguendo i dettami dell’agricoltura biodinamica dal 2006, l’azienda propone il Sangiovese che per esaltare la sua personalità, lo lascia evolvere per 14 mesi nel vaso vinario e il Vermentino che invece trascorre 4 mesi in anfora di Terracotta TAVA sulle fecce fini.
DOC TERRE DI PISA SANGIOVESE
MIMESI, Doc Terre di Pisa Sangiovese, nasce con l’annata 2018
La vendemmia 2018
Bella, equilibrata, con maturazioni più lente rispetto al 2017 che hanno aiutato a dare complessità al frutto.
I mesi primaverili e anche giugno sono stati caratterizzati da piogge frequenti che hanno favorito lo sviluppo vegetativo delle piante e aiutato il terreno a riequilibrarsi dopo la grande siccità dell’annata precedente.
La vendemmia è iniziata il 3 di settembre e si è protratta fino ai primi di ottobre. Nessuna pioggia rilevante e una bella maturazione fenolica hanno permesso di lavorare con precisione e tranquillità; le fermentazioni sono state tutte regolari e senza arresti, nonostante la pratica di non usare lieviti selezionati. Le fermentazioni malolattiche sono tutte naturalmente andate a buon fine e il risultato è quello di vini equilibrati e profondi, in tutte le diverse declinazioni di Sangiovese: meno “muscolosi” del 2017 ma, grazie anche alla bella acidità, senz’altro più longevi.
Dati tecnici
Ubicazione azienda: Loc. Ghizzano – Peccioli – Pisa – Italia
Uvaggio: Sangiovese 100%
Alcool: 13,5%
Acidità Totale: 6,17 g/l
Ubicazione vigneto: vigneto La Torricella Sistema di allevamento: Cordone speronato Densità viti per ettaro: 6000 piante
Vendemmia: effettuata a mano, con una ulteriore selezione dei grappoli sul tavolo di scelta, prima della diraspatura. Selezione dell’acino su tavolo vibrante dopo la diraspatura. Senza pigiatura meccanica
Pigiatura: con i piedi
Fermentazione: con lieviti indigeni in tini di cemento
Temperatura di Fermentazione: spontanea (max 30°)
Maturazione e affinamento: 14 mesi in anfora di Cocciopesto Drunk Turtle e poi 12 mesi di affinamento in bottiglia
Produzione 2018: 2000 bott Certificazione biologica: Suolo e Salute Certificazione Biodinamica: Demeter Prezzo al pubblico: euro 50,00 a bottiglia
L’ANFORA DRUNK TURTULE – storia e caratteristiche tecniche
Il “Cocciopesto DT” DRUNK TURTLE è un materiale derivante dall’impasto crudo composto di cocci di laterizi macinati, frammenti lapidei, sabbia, legante cementizio e acqua.
Alla fine del processo di asciugatura naturale, il materiale mostra una notevole microporosità che porta a esaltare, grazie all’ottima micro-ossigenazione, le qualità organolettiche, arricchendo e amplificando l’aroma del vino.
Questo materiale usato dai Romani, e già conosciuto dei Fenici, ha inoltre la caratteristica di offrire una notevole durabilità nel tempo, un’alta resistenza ed una notevole inerzia termica.
Gli antichi romani chiamavano questo materiale Opus Signinum termine latino derivante dalla città di Segni (Signa) presso Roma, dove secondo antiche fonti fu inventato. Nel 1° secolo a.c. Vitruvio ne descrive la fabbricazione e l’uso nel suo trattato ” De Architectura “. L’ antica miscela veniva utilizzata per rivestire le cisterne, le vasche termali, le terrazze scoperte, gli impluvi delle case, quando non erano di marmo o di pietra, le stanze riscaldate. Veniva inoltre utilizzato come intonaco deumidificante. La tecnica di applicazione nelle varie tipologie di utilizzo ne determinava il livello di permeabilità.
L’anfora è la traccia più significativa delle antiche rotte commerciali, ai tempi dei Fenici prima e dei romani poi, perché serviva per il contenimento e la conservazione di derrate alimentari, specialmente olio e vino ottimizzati per il trasporto, e si ritrova appunto nei relitti delle navi cariche di prodotti di scambio.
Le anfore poi venivano già utilizzate dai Fenici per vinificare; poi furono i greci prima ed i romani dopo a proseguire con questa tecnica. Questi ultimi facevano largo uso di grandi contenitori in terracotta di forma sferica chiamati “Dolia” (sing. Dolium).
IGT COSTA TOSCANA VERMENTINO
MIMESI, IGT Costa Toscana Vermentino, nasce con l’annata 2020
La vendemmia 2020
Grazie a una stagione primaverile regolare con una buona distribuzione delle piogge, le viti hanno raggiunto un buon equilibrio vegetativo senza particolari problemi di malattie fungine.
Un giugno piovoso ha aiutato l’intero sviluppo della pianta e invece l’assenza di piogge nel mese di luglio fino a metà agosto ha aiutato la regolarità dell’invaiatura. Grazie poi ad una pioggia abbondante del 17 di Agosto siamo riusciti ad avere una maturazione fenolica completa e soddisfacente.
I vini sono quindi pieni, eleganti ed equilibrati. Ottima annata in qualità e un -20% in quantità.
Dati tecnici
Ubicazione azienda: Loc. Ghizzano – Peccioli – Pisa – Italia
Uvaggio: Vermentino 100%
Alcool: 13%
Acidità Totale: 5,88 g/l
Ubicazione vigneto: vigneto il Mulino Sistema di allevamento: Guyot Densità viti per ettaro: 5000 piante
Vendemmia: effettuata a mano in cassettine da 20 kg
Lavorazione: l’uva viene diraspata e trasferita in piccoli mastelli da 10 quintali per 48 ore a
temperatura di 16°
Fermentazione: con lieviti indigeni in tini di cemento con macerazione di 48 ore
Temperatura di Fermentazione: max 22°
Maturazione e affinamento: 4 mesi in anfora di Terracotta TAVA sulle fecce fini
Produzione 2020: 1215 bottiglie Certificazione biologica: Suolo e Salute Certificazione Biodinamica: Demeter Prezzo al pubblico: euro 25,00
L’ANFORA TAVA – storia e caratteristiche tecniche
Il materiale con cui vengono realizzate le anfore Tava è frutto di una collaborazione fra tecnici specializzati nella produzione di impasti ceramici, enologi e produttori vinicoli. Questa stretta collaborazione è volta alla ricerca di materiali che possano rispondere al meglio alle esigenze delle cantine.
L’impasto creato da Tava, in sintesi, racchiude solo le migliori caratteristiche dei materiali ceramici già utilizzati in ambito enologico, eliminando invece tutte quelle problematiche che ne hanno frenato la diffusione nelle realtà vitivinicole.
Nel dettaglio, le anfore Tava in terracotta vengono cotte a temperature che vanno da 960° ai 1040°, materiali utilizzati tradizionalmente per la realizzazione di pavimentazioni e vasellame. Questo trattamento termico permette di conferire specifici valori di permeabilità all’ossigeno. Il controllo dei livelli di porosità fa anche sì che i processi di pulizia e sanitizzazione delle anfore siano estremamente efficaci e semplici, poiché la contaminazione del liquido nel materiale ceramico risulta superficiale. Altra importante caratteristica dell’impasto è l’elevata capacità di isolamento termico, superiore perfino a quella del cemento. Questa peculiarità consente di isolare in maniera perfetta il contenuto, mantenendo una temperatura costante nel tempo.